Serie JBL Link con Google Assistant: la prova sul campo
La storia di JBL Link con Google Assistant inizia con tre nomi: Siri, Alexa e Google Assistant. Tre nomi appunto che poco alla volta sono diventati familiari anche in Italia, e che fanno quasi il 90% assistenti virtuali, seguiti a distanza Bixby di Samsung e Cortana di Microsft. Merito forse di Siri, che ha aperto la strada, e dei comandi vocali presenti in varie forme sulle automobili in commercio negli ultimi anni. Se Siri è disponibile solo sui supporti Apple, la strategia di Alexa e Google Assistant è diversa. Amazon e Google hanno bisogno di allargare la propria base di utenti, e lo fanno grazie ai big player del mondo audio. Gli ultimi Denon della serie AVR sono compatibili Alexa, mentre la serie JBL Link è compatibile con Google Assistant, primo prodotto a poterne usufruire direttamente dopo Google Home.
Non credo di essere un potenziale utilizzatore di assistenti vocali. Forse sono ancorato al passato, ai pulsanti ed alla tastiera. Siri sul mio macbook non l’ho mai utilizzata, anzi una delle prime cose che ho fatto è stata disabilitarla. Un po’ perché credo di aver diritto ad un po’ di privacy rispetto a chi mi sta vicino, anche quando devo cercare qualcosa o sapere le condizioni meteo. Un po’ perchè non mi piace che tutto ciò che dico venga registrato e salvato. Avete mai provato a controllare le impostazioni di privacy Google sotto la voce “Attività”, trovando l’audio della vostra voce? Da una parte ci sono sicuramente le necessità tecniche del riconoscimento vocale, soprattutto con una lingua dalle mille inflessioni dialettali come la nostra. Dall’altra un’enorme raccolta, big data appunto, che però i colossi del web usano monetizzandoli. Un po’ come se i petrolieri ricavassero soldi, anche dalla sola estrazione e stoccaggio dell’oro nero, oltre che dalla vendita. Senza aprire il capitolo sicurezza e dati personali, le riflessioni che potremmo fare sono molteplici, disparate e forse degne di un libro ad hoc.
Serie JBL Link con Google Assistant dal vivo
Detto questo ed ammesso di non essere un fan degli assistenti virtuali, devo ammettere che c’è qualcosa di buono, almeno in ciò che ho visto all’opera nei dispositivi JBL Link con Google Assistant. Si tratta di casse audio che sono già predisposte per Google Home. Partiamo con il dire che la qualità audio è davvero alta, per oggetti di dimensioni relativamente ridotte. Dal punto di vista tecnico, il radiatore passivo posteriore, che funziona da subwoofer, grado di produrre bassi pieni ma senza distorsioni anche ad alto volume. Complessivamente il suono è piacevole, con un audio cristallino utilizzando la connessione bluetooth anche con supporti audio come gli smartphones, su app come Spotify e Tidal.
Veniamo ora la nocciolo della questione. Avendo già incorporato Google Home, abbiamo in casa o al lavoro un apparato in meno. E’ possibile parlare e fare domande dopo aver chiamato il comando “Ok Google”. Avendo più casse in diversi punti dell’abitazione, dopo l’opportuna configurazione, è possibile comandare che venga riprodotta musica in una determinata stanza, perché il sistema forma già una piccola rete. E avendo collegato anche apparati compatibili Google Home è possibile chiedere chi spegnere la luce in un altro ambiente, che magari qualcuno si è dimenticato di spegnere. Oppure chiedere di spegnere comunque, se non vi ricordate o non avete voglia di andare a controllare. Torno allora al punto di partenza: vale la pena di spendere soldi in più per avere questi vantaggi? La risposta ovviamente è personale: se li considerati piccoli no, se li considerate grandi si.
Serie JBL Link con Google Assistant: l’utilità dei comandi vocali
C’è però un ultimo caso, che non avevo preso in considerazione e che potrebbe farmi cambiare idea. I comandi vocali dei JBL Link con Google Assistant sono utilissimi quando si è impegnati in altro. Potrebbe capitare mentre si è presi a cucinare, mentre si sta pulendo qualcosa, mentre stiamo facendo manutenzione alla moto o all’automobile, o comunque in tutte quelle operazioni nelle quali le mani sono sporche. Rispondere al telefono o chiamare qualcuno, cambiare canzone o stazione radio, chiedere informazioni sulla ricetta che non ricordiamo più o magari farsi aprire la porta del bagno senza dover usare il gomito sulla maniglia.
Chiaro, non sono funzioni indispensabili. Come dicevo prima, si tratta di piccoli vantaggi che diventano grandi quando magari arriva una telefonata importante, o quando riusciamo a trovare l’ingrediente giusto nella quantità giusta, facendoci fare una figura da chef stellati di fronte ad amici e parenti. E’ l’assaggio di un futuro che apre praterie sterminate, delle quali vediamo solo una parte. Diventa allora compito dei produttori darci qualcosa di concreto.