Momenti di trascurabile felicità film: la “malinconica allegrezza”
Momenti di trascurabile felicità film – Uscirà nelle sale italiane il prossimo 14 Marzo, il film di Daniele Luchetti con Pif, Thony e Renato Carpentieri liberamente tratto da “Momenti di trascurabile felicità” e “Momenti di trascurabile infelicità” di Francesco Piccolo.
Lo yoga e l’Autan non sono in contraddizione? La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo?Perché il primo taxi della fila non è mai davvero il primo? Perché il martello frangi vetro è chiuso spesso dentro una bacheca di vetro? E la frase: ti penso sempre, ma non tutti i giorni, che sembra bella, è davvero bella?
A queste, e ad altre questioni fondamentali, cerca di dare una risposta Paolo (Pif), cui rimangono solo 1 ora e 32 minuti per fare i conti con i punti salienti della sua vita.
Come racconta Francesco Piccolo: “Da quando ho cominciato a scrivere film, i miei libri sono diventati meno narrativi, con meno storie, come se avessi scelto di consumare l’idea delle storie e delle trame e dei personaggi dentro i film e di conseguenza di pensare alla letteratura come a un campo più libero, e con un racconto più antinarrativo.
Quindi, quando è successo che qualcuno abbia proposto di fare un film da un mio libro, io sono stato in prima battuta scoraggiante. Perché mi sembra che è difficile trarre un film da libri senza una vera trama; in più ho sempre affermato che, anche se qualcuno avesse fatto un film dal mio libro, non avrei partecipato alla sceneggiatura. Perché secondo me la presenza degli scrittori che hanno scritto il libro è disturbante visto che gli sceneggiatori usano il libro in maniera un po’ rozza (lo faccio anch’io spesso) e in qualche modo cercando di tirare fuori le cose che servono e di buttare quelle che non servono. Davanti allo scrittore tutto questo risulta abbastanza imbarazzante. E poi può succedere che lo scrittore difenda alcune cose che a lui sembrano importanti e che al cinema, invece, sono evidentemente trascurabili.
Di tutti i libri che ho scritto, i due Momenti mi sembrava fossero i più lontani dal poter diventare film. E invece mi hanno proposto di fare proprio quelli, e hanno chiesto di scrivere la sceneggiatura a me, insieme a Daniele Luchetti. E quindi ho contraddetto tutti i pensieri che avevo. Solo che tutte le volte che dicevo: con Luchetti vogliamo scrivere la sceneggiatura dai Momenti, mi dicevano: “e come fate?”
Io e Daniele ci siamo detti: e come facciamo? L’unico conforto era che c’erano dei personaggi che tornavano di continuo, un po’ come le strisce dei fumetti del quotidiano della domenica; cioè dei personaggi che non aveva importanza quanta evoluzione avessero, ma che avevano delle caratteristiche e dei modi di raccontare riconoscibili. Avevano un loro mondo e un loro tono. Il personaggio principale, poi la moglie, i figli, le amanti, poi gli amici; e questa caratteristica da fumetti per il quotidiano della domenica era riproducibile al cinema, è vero; però bisognava comunque inventare una storia.
Così abbiamo cominciato a pensare a tante storie che potessero unire i vari momenti trascurabili. E anche tanti film. E a un certo punto abbiamo parlato del morire e del tornare in vita, una questione tragica e filosofica che però la commedia ha usato molto, e ci è venuta subito un’idea su come fare questo film, come dare a quei momenti trascurabili una importanza interiore. E improvvisamente questa storia, che sembrava un po’ difficile se non impossibile da scrivere, l’abbiamo scritta con grande facilità e ci è sembrato un film logico da fare, perché il contenitore che avevamo creato era adatto a contenere tutti i momenti di felicità e di infelicità che volevamo.
Quindi questi libri che non potevano diventare un film, sono diventati un film.”
Un materiale narrativo indovinato, un attore come Pif, che incoraggia lo sguardo dello spettatore a stare dalla sua parte. E’ un film agile e senza troppe premeditazioni, pervaso da un sentimento di malinconica allegrezza. Un rituale per esorcizzare la paura di andar via, per trarre un bilancio degli affetti e delle inconsapevolezze, per capire se la leggerezza del riso può dire della nostra vita cose piccole ma importanti.
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