The Post: Meryl Streep, Steven Spielberg e Tom Hanks su Time’s Up e Fake News
Sono venuti a Milano a presentare il loro nuovo film The Post e per parlare di Libertà di Stampa e di Time’s Up. Sono Steven Spielberg, Meryl Streep e Tom Hanks. E dobbiamo proprio dirlo, il momento non poteva essere più indicato!
La pellicola narra della pubblicazione dei Pentagon Papers da parte del New York Times e del The Washington Post e di come Nixon, allora Presidente, abbia tentato di imbavagliare la stampa attraverso un’ingiunzione della Corte Federale. L’anno era il 1971 e i documenti consistevano in 7000 pagine top-secret del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America: uno studio approfondito sulle strategie e i rapporti del governo federale con il Vietnam nel periodo che va dal 1945 al 1967.
Gli anni sono passati e Nixon non è più tra noi, ma Steven Spielberg non avrebbe potuto scegliere momento migliore per realizzare questo film: “Io credo che la libertà di stampa sia un diritto che consente ai giornalisti di essere i veri guardiani della democrazia, questo è quello che mi è stato insegnato e resta tutt’ora una verità incontrovertibile. Se guardiamo a posteriori, i fatti del ’71 sono assolutamente inauditi, ed oggi ci troviamo ancora una volta ad osservare una minaccia reale alla libertà di stampa!”. Continua Spielgerg: “Inutile dire che abbiamo ricevuto un immenso supporto da parte della Stampa Americana, ma d’altronde stiamo parlando di una Stampa che quasi quotidianamente deve respingere gli attacchi che subisce dall’amministrazione Trump, e che troppo spesso vede usare etichette come Fake News, se una notizia non piace al Presidente.”
“Ma il film ha avuto un immenso supporto anche per la figura eccezionale di Katharine “Kay” Graham, così meravigliosamente interpretata da Meryl Streep, che si è trovata ai vertici della sua attività con la difficoltà di trovare una voce che le permettesse di farsi valere in un mondo governato dagli uomini, sia all’interno della professione che nella società stessa. Finché, nel momento più cruciale, la voce è finalmente arrivata ed ha messo tutti al proprio posto.” Prosegue Spielberg: “Credo proprio che il nucleo emotivo della storia riguardi questa donna, e come riesca ad essere se stessa e a trovare una voce. Devo dire anche che è la prima volta nella mia carriera, in cui mi sono trovato a ritrarre un rapporto umano così complesso come quello che è esistito realmente tra Kay e Ben Bradlee. Ho avuto veramente un’enorme fortuna ad avere due attori grandiosi come Meryl Streep e Tom Hanks ad interpretarli“.
Insomma, la stampa è entusiasta per la celebrazione dei suoi diritti in un momento storico così cupo per la Free Press, tanto che il New York Times avrebbe voluto che il titolo del film fosse stato The New York Times, e come biasimarli! E le donne gioiscono per il ritratto così meraviglioso di una donna potente, che finalmente trova la sua voce e la forza di plasmare il mondo seguendo i suoi ideali.
Meryl Streep descrive così il suo approccio a The Post e alla figura di Kay: “Ciò che mi ha attratto subito di questo personaggio si trovava nella prima bozza di sceneggiatura scritta da Liz Hannah. Bozza che è stata acquistata da Amy Pascal giorni prima delle elezioni Americane. Tutti quanti noi pensavamo che il film sarebbe stato un semplice sguardo indietro un po’ nostalgico, a quanta strada avevamo fatto come donne nel frattempo, ma anche e soprattutto in previsione della prima Presidente donna. Una cosa che tutti davano per scontata. Invece, arrivano le elezioni, passano e con loro aumentano le ostilità nei confronti della libertà di stampa. Ed aumentano anche gli attacchi nei confronti delle donne. Il tutto realizzato al vertice, all’apice del nostro governo. The Post allora è diventata una riflessione su quanta strada in realtà non abbiamo fatto.”
Meryl prosegue parlando di coraggio, quello di Kay ma anche di Dan Ellsberg: “Il coraggio di cui parliamo in questo film è partito da Daniel Ellsberg, una persona tutto sommato abbastanza vicina alle istituzioni, che aveva lavorato per il governo, la Rand Corporation e il Dipartimento di Stato. Un uomo che ad un certo punto decise di sfidare la legge e di trafugare i documenti, i Pentagon Papers. Documenti che aveva fatto recapitare a Neil Sheehan, reporter del New York Times. Tutto è stato la conseguenza di questo atto di coraggio. E di quello di Katharine Graham, che aveva la sensazione di essere in una posizione non di sua competenza. Le redazioni erano fatte completamente di uomini, non esistevano giornaliste donne. Tutti bianchi, tutti uomini, e poi c’erano le segretarie. L’atto di coraggio realizzato da Katharine Graham è gradioso. In un certo senso sfida Nixon, e prende una decisione così potente non essendo in quel momento consapevole, ne della propria autorità, ne del ruolo di leader che poi avrebbe assunto. Katharine Graham è stata la prima donna a capo di una delle società interne a Fortune 500, cosa inconcepibile all’epoca, ed è stata capace di ritagliarsi il proprio spazio nella cultura vincendo un premio Pulitzer con la sua autobiografia. Un’icona per questo secolo”. Conclude Meryl Streep: “Katharine Graham ha imparato ad avere coraggio, il problema è che noi non lo insegniamo abbastanza alle nostre ragazze.”
Ben Breedly, direttore del The Washington Post, è l’altro pezzo da novanta del film e viene raccontato così da Tom Hanks che ne veste i panni in The Post: “Il grande Ben Bradlee era un uomo molto competitivo, era una Bestia! Aveva una grande passione, non solo per ottenere “una storia” qualunque, ma per “La Storia”. Nel giugno del 1971 The Washington Post era in competizione con il Washington Star che, all’epoca, era il primo giornale di Washington D.C. L’idea che il New York Times avesse una storia che The Washington Post non aveva, teneva Ben Bradlee sveglio la notte. Una delle scene più divertenti è stata quando nella redazione, leggendo i rapporti del New York Times, Ben dice: Siamo gli ultimi a casa nostra! In quella scena c’era tutta la passione ma anche la sfida, che alla fine sono i motori che guidano il resto del film.”
Meryl ha poi affrontato il tema delle violenze sulle donne e del movimento Time’Up: “Penso che ci sia voluto così tanto tempo per farci dire Time’s Up perché siamo semplici essere umani, non impariamo in fretta. Ma questa non è una nuova battaglia, ma è una per cui l’aria è cambiata anche se non ne conosco il motivo. Non solo ad Hollywood, ma anche nell’esercito, nel Congresso, nell’Industria..e in tutti gli ambienti di lavoro. Le donne ne hanno avuto abbastanza! E’ fantastico che questo sia avvenuto, e credo che una parte sia dovuta ad Hollywood e a tutte le facce coraggiose e alle giovani donne coinvolte, perché nonostante cameriere, infermiere, dottoresse e molte altre donne ne parlino da anni, è quando Hollywood viene coinvolta che le cose cominciano a cambiare, che le persone si sentono coraggiose, e spero che continui. Prevedo che faremo qualche passo indietro all’inizio, ma poi proseguiremo in avanti. Sono molto ottimista, e un periodo davvero eccitante!“
Spielberg ha aggiunto: “Quella dei sessi è una battaglia che va avanti da secoli. Abbiamo avuto una grande occasione durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le Donne hanno preso il posto degli uomini nelle fabbriche e nella produzione delle armi. Ma alla fine, gli uomini tornarono a casa e le donne ripresero posto in cucina. Non rimasero a lavorare ne trovarono il modo di capitalizzare sulle capacità apprese durante la guerra. E’ una lotta di potere. Ma, anche se non ho le competenze per parlarne, mi sento di dire una cosa. Nel corso della storia ci sono stati momenti spartiacque per le donne, ma questo non è stato tanto un problema per le donne quanto lo è per gli uomini, che devono imparare a controllarsi. Devono imparare a comportarsi correttamente e a prendere un no come risposta. E finché gli uomini non impareranno a prendere un no come risposta, continuerà ad esserci una lotta di potere!” Conclude: “Tutto ciò che posso dire è che spero che il nostro film sia un piccolo passo nella giusta direzione, che possa ispirare le donne che non hanno ancora trovato la propria voce, e che non sanno come trovarla, ma che sentono di avere il diritto di parlare, di dire: Oh Fuck It! I’ll Gonna Say What i Wanna Say!”
Per concludere, The Post è un manisfesto moderno, un pilastro che si erge a difesa della Libertà di Stampa in un paese dove Trump grida allarmato Fake News! E’ un esempio da seguire, una lezione di coraggio per gli uomini, ma come ci insegna Meryl Streep lo è soprattutto per le donne.