Annakiki autunno inverno 2022: Post-Human Code, il futuro cibernetico
Annakiki autunno inverno 2022 – Nel 1985, la filosofa Donna Haraway ha pubblicato un articolo intitolato “The Cyborg Manifesto: Science, Technology, and Socialist Feminism in the Late Twentieth Century” in cui descriveva il “cyborg” come una “creatura del mondo post-genere”, cancellando così i tradizionali confini di genere, legati a corpo e identità, essendo sia una creatura immaginaria che reale. Oggigiorno con la rivoluzione tecnologica e l’alto livello di sviluppo della produzione stiamo gradualmente formando un mondo idilliaco taylorista, che confonde il confine tra umano e non.
Annakiki autunno inverno 2022: il fashion show
Per la collezione autunno inverno 2022 2023 la direttrice creativa di Annakiki, Anna Yang, ha preso spunto dal film di fantascienza Alita che ha come protagonista un’eroina dal corpo meccanico, che rappresenta il concetto di cyborg nella vita quotidiana. Con questo la designer vuole dimostrare la simbiosi uomo-macchina e il suo significato più profondo, quello di consentire una vita più lunga all’uomo.
Negli anni ’60, gli scienziati Manfred E. Clynes e Nathan S. Kline hanno avuto un’idea audace, per loro gli esseri umani sopravvissuti in un ambiente alieno potevano essere migliorati attraverso l’aiuto di macchinari o farmaci, così da formare “un sistema uomo-macchina completo”. Essi combinarono le parole “cibernetica” e “organismo” e coniarono il termine cyborg. Il concetto di cyborg riguarda quindi l’evoluzione, non la rigenerazione, è la capacità di migliorare gli organismi viventi attraverso la tecnologia dell’intelligenza artificiale, come suggerisce il termine stesso.
Anna Yang crede che gli esseri umani dipendano dalla tecnologia, ma che allo stesso tempo la temano. Ha spiegato: “non è da considerare antiumano il fatto che con l’aiuto delle macchine i nostri sensi possono migliorare ed, espandendosi, proteggere l’ambiente naturale e lo spazio vitale che noi stessi abbiamo gravemente danneggiato”. Ma quando il corpo si trasforma, gli esseri umani possono ancora essere chiamati “umani”?
Per la collezione autunno inverno 2022 2023 Annakiki ha voluto mantenere la sua iconica stella in metallo e la sua classica forma a onde che caratterizza le maniche dei capi, aggiungendo una nuova shape tridimensionale grazie a un’intricata lavorazione artigianale. Cappotti, mantelle e abiti sportivi dalla silhouette allungata vogliono rappresentare una versione migliorata del corpo umano, spogliandolo da genere e forme per riportare le persone alla loro essenza. È convivenza o è conflitto? Quando gli alieni verranno sulla Terra, li accetteremo o li respingeremo?
Al centro della passerella è posizionata un’installazione robotica cyber-fisica, chiamata “Returning the Gaze”, realizzata dall’artista americana Behnaz Farahi in collaborazione con Universal Robots. Una creazione formata da quattro bracci robotici collegati ognuno ad un monitor, che vogliono essere un’estensione della modella che per l’occasione è stata trasformata in un cyborg con nuove e migliorate capacità di visione per osservare tutto ciò che accade sia in passerella che tra il pubblico.
L’essenza di un Cyborg è quella di codificare gli esseri umani, di esplorare queste “creature” emergenti nate dopo l’accoppiamento di organismi e macchine, portandoci al confine tra il virtuale e la realtà. Se un giorno il corpo venisse separato dalla mente e la tecnologia diventasse il soggetto della costruzione del corpo umano, ci sarebbe permesso di avere una nuova identità al di fuori della realtà fisica – un’identità virtuale costruita sull’esistenza – che può essere considerata parte di una “evoluzione”.
Con questo in mente, Anna Yang ha lanciato un progetto “metaverso”, una collezione virtuale NFT legata alla collezione autunno inverno 2022, così da creare un’unica etichetta di identità nota sia nel mondo reale che in una dimensione parallela.
“In qualunque direzione si evolverà l’umanità, spero che il modo in cui si svolgeranno queste evoluzioni portino a una riflessione sulla moralità del sé umano, come un modo per ricontestualizzare il nostro rapporto con l’ambiente naturale”, spiega Anna Yang.