Asahi birra Super Dry: il gusto Karakuchi e la cucina stellata italiana
Per capire il Giappone e la sua cultura bisognerebbe andarci almeno una volta nella vita. Per capire il termine “Karakuchi”, che in terra nipponica significa “gusto secco”, basta invece bere Asahi Super Dry, la birra super premium più venduta nei Paesi del Sol Levante che sta rivoluzionando il panorama birrario italiano grazie alla sua caratteristica “Super Dry” (gusto secco, appunto).
IL GUSTO KARAKUCHI
Un concetto, quello di Karakuchi (in giapponese si scrive 辛口), che racchiude un pensiero più ampio risalente al lontano 1987, quando Asahi Super Dry è stata prodotta per la prima volta in Giappone, definendo nuovi standard produttivi pensati per creare un gusto pulito, secco e rinfrescante in grado di pulire il palato ed essere perfettamente abbinato con il cibo giapponese ma anche con la più raffinata cucina internazionale.
Queste particolari caratteristiche hanno decretato il successo internazionale di Asahi Super Dry in tutto il mondo, e anche in Italia, dove è stata apprezzata sin da subito da un popolo sempre attento all’eccellenza, alla qualità e allo stile.
IL LEGAME CON LA CUCINA D’AUTORE
Asahi Super Dry continua il suo percorso nel mondo del fine dining italiano: dopo aver conquistato, tra gli altri, gli Chef stellati Michelin del calibro di Marco Martini, Giancarlo Morelli e Yoji Tokuyoshi, la birra giapponese è sempre più presente nelle cucine italiane di fama internazionale orgogliose di poter rappresentare e raccontare questa birra agli italiani.
Con lo Chef Matias Perdomo, una stella Michelin, del ristorante Contraste di Milano si aggiunge un nuovo tassello al percorso che porta Asahi Super Dry nella fascia dell’alta ristorazione italiana. Lo Chef ha sposato appieno le caratteristiche del gusto Karakuchi, creando un menù ad hoc alla scoperta di questo gusto.
“La mia cucina è un’armonia di contrasti: equilibrati, azzardati ma giocati con armonia” dichiara lo Chef Matias Perdomo. “È stata per me una bella sfida creare per l’occasione un menù in abbinamento con la birra, sfida che ho raccolto subito: con Asahi Super Dry è più facile grazie al suo gusto Karakuchi che aiuta molto il nostro lavoro e ci permette anche di osare nella scelta dei piatti grazie alla sua capacità di lasciare il palato molto pulito”.
IL MENU’ KARAKUCHI
Il menù della serata, creato ad hoc dallo Chef Matias Perdomo, una stella Michelin, è stato pensato come un percorso multi-sensoriale vero e proprio, alla scoperta del Karakuchi di Asahi Super Dry.
Il primo piatto di portata è una delle specialità del ristorante: parliamo dei noodles di capepesante, parmigiano e dashi. Lo Chef ha lavorato sulla consistenza delle capesante, servendole con parmigiano e dashi, quindi nota sapida e affumicata che danno vita ad un abbinamento vincente.
Sashimi di filetto di bue, foie gras e umeboshi: un leggero tocco d’Oriente e un abbinamento con la carne cruda e foie gras; gnocchi di patate con panna acida e caviale quest’ultimo, un accostamento inusuale con la birra, in questo caso è un “sale” acido per sdrammatizzare la parte affumicata della pasta.
Donut alla bolognese: uno dei punti di forza dello Chef che si diverte a spiazzare i suoi ospiti, comunque rispettando uno dei piatti della tradizione culinaria italiana, la lasagna; una gioia per la vista e il palato, l’astice in tempura, cupin di crostacei e cetriolo, quindi tecnica orientale e abbinamento classico.
L’esperienza di gusto accompagnata da Asahi Super Dry giunge al culmine con l’Entraña di manzo, servita con salsa amara, agrumi alla brace, cioccolato e mandorle; per concludere in bellezza il viaggio multi-sensoriale, un’esperienza dolce che porta a compimento il viaggio alla scoperta del Karakuchi.
La birra Asahi Super Dry mette in risalto le caratteristiche dei piatti stellati dell’alta cucina italiana, oltre che di quella orientale, grazie al suo gusto pulito e secco.
Asahi Super Dry ha infatti un metodo di produzione innovativo che comprende una meticolosa selezione degli ingredienti, un processo di lunga fermentazione, la microfiltrazione e la non pastorizzazione. Quest’ultima avviene attraverso il processo “na-ma”, che ne conserva la freschezza, permettendo alla birra di ottenere il retrogusto netto e pulito che la contraddistingue.
Infatti, il gusto unico della birra numero uno in Giappone è il risultato della filosofia orientale del Kaizèn applicata al processo produttivo: spirito innovativo, cura del dettaglio e miglioramento continuo volto alla ricerca dell’eccellenza e della perfezione del gusto. Un mix perfetto di tradizione e innovazione nel rispetto dell’autentica ricetta giapponese che dà vita ad una birra unica nel suo genere, grazie proprio alla sua capacità di pulire nettamente il palato e non sovrastare il sapore dei cibi.