Calendario Pirelli 2019 Albert Watson: svelato il nome del fotografo di The Cal
E’ lo stesso fotografo Albert Watson ad annunciare sui suoi profili Facebook ed Instagram di aver scattato le foto del Calendario Pirelli 2019. Sui social lo vediamo ritratto sul set del Calendario con una delle co protagoniste, il cane Jona. Scopriamo chi è il nuovo maestro della fotografia che ha scattato il Calendario Pirelli 2019.
Nato e cresciuto a Edimburgo, Scozia, Albert Watson studia graphic design presso il Duncan of Jordanstone College of Art and Design di Dundee, e cinema e televisione al Royal College of Art di Londra. Benché sia cieco da un occhio fin dalla nascita, anche la fotografia fa parte del suo piano di studi. Nel 1970, si trasferisce negli Stati Uniti con la moglie Elizabeth, che trova lavoro come maestra di scuola elementare a Los Angeles, mentre lui inizia a fotografare, per lo più come hobby.
Nello stesso anno, conosce un art director di Max Factor, che gli offre il suo primo incarico di prova, di cui l’azienda acquista due immagini. Il suo stile inconfondibile finisce per attirare l’attenzione delle riviste di moda americane ed europee come Mademoiselle, GQ e Harper’s Bazaar, che lo prenotano per uno shooting con Alfred Hitchcock, la prima celebrità che fotografa. Poco dopo, comincia a fare la spola tra Los Angeles e New York, e nel 1975 vince un Grammy per la fotografia della copertina dell’album di Mason Proffit “Come and Gone.” Nel 1976, ottiene il primo incarico per Vogue, e con il trasferimento a New York nello stesso anno, la sua carriera spicca il volo.
Nel corso degli anni, le sue fotografie sono apparse su più di 100 copertine delle varie edizioni di Vogue nel mondo e su un’infinità di altre testate, da Rolling Stone a Time e Harper’s Bazaar – molte di queste sono scatti o ritratti mitici di rockstar, rapper, attori e altre celebrità. Watson è anche autore delle immagini di campagne pubblicitarie di importanti aziende, come Blumarine, Prada, Gap, Levi’s, Revlon e Chanel. Ha realizzato decine di manifesti di film di Hollywood, tra cui “Kill Bill” e “Memorie di una geisha”, e ha inoltre diretto oltre 100 spot televisivi.
Le sue straordinarie fotografie e le sue stupende stampe realizzate a mano sono esposte in gallerie e musei di tutto il mondo. Photo District News lo ha inserito nella classifica dei 20 fotografi più influenti di tutti i tempi. Albert Watson ha anche vinto numerosi riconoscimenti, tra cui un Lucie Award, un Grammy Award, tre Andy, un Der Steiger Award, un Hasselblad Masters Award; e la Centenary Medal, premio alla carriera assegnato dalla Royal Photographic Society. Nel giugno 2015 la Regina Elisabetta II ha insignito lo scozzese dell’Ordine dell’Impero Britannico (OBE) per il contributo di una vita all’arte della fotografia.
Albert Watson ha pubblicato cinque libri: “Cyclops” (1994, Bullfinch); “Maroc” (Rizzoli, 1998); “Albert Watson” (Phaidon, 2007); “Strip Search” (PQ Blackwell/Chronicle 2010); e “UFO: Unified Fashion Objectives” (PQ Blackwell/Abrams 2010.) Il suo ultimo volume, “Kaos” è stato pubblicato da Taschen nell’autunno 2017.
Dal 2004, Albert Watson è stato protagonista di varie mostre personali presso prestigiose istituzioni: il Museo di Arte Moderna di Milano; il KunstHausWien di Vienna; il City Art Centre di Edimburgo; il FotoMuseum di Anversa; l’NRW Forum di Dusseldorf; la Galleria Forma di Milano; Fotografiska di Stoccolma; e il Museo di arte multimediale di Mosca. Nel 2013 la Deichtorhallen di Amburgo ha organizzato una grande retrospettiva, con una nuova serie di scatti realizzati in Benin, Africa.
Le sue fotografie sono state presentate anche in mostre collettive allestite da molti musei, quali la National Portrait Gallery di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museo Pushkin delle Belle Arti di Mosca, il Lianzhou Museum of Photography in Cina, l’International Center of Photography di New York, il Brooklyn Museum, e la Deichtorhallen. I suoi scatti fanno parte delle collezioni permanenti della National Portrait Gallery, del Metropolitan Museum of Art, dello Smithsonian, del Parlamento scozzese, della Deichtorhallen, del Multimedia Art Museum, e del Museum Folkwang di Essen, Germania, tra gli altri.
Albert Watson è sempre stato un maniaco del lavoro. Gli archivi del suo studio di Manhattan sono pieni di milioni di immagini e negativi, su cui si può leggere il nome di riviste e aziende di fama mondiale. Il suo studio, che gli serve anche da galleria personale, è colmo di fotografie di formato straordinariamente grande, molte scattate a Las Vegas. A prima vista questi paesaggi, interni e ritratti colgono alla sprovvista l’osservatore con la loro gamma cromatica tenue, filtrata. Ma anche nelle nuove creazioni, Watson rimane fedele a se stesso. Le fotografie creano un’aura che trasporta l’osservatore nell’immagine ma al contempo impone una distanza riverente.