Dalìland è il film con Ben Kingsley, Barbara Sukowa, Ezra Miller e Christopher Briney. Dopo aver scavato nell’oscurità della mente umana con il cult American Psycho e aver raccontato di un altro genio dell’arte in Ho sparato a Andy Warhol, Mary Harron torna dietro la macchina da presa in questo biopic che sfida le convenzioni.

Dalìland: il trailer ufficiale

Puntando l’obiettivo sul crepuscolo della carriera di Salvador Dalí, la regista delinea l’elettrizzante ritratto di una delle figure più iconiche del XX secolo, la cui esistenza fu caratterizzata fino alla fine da un irresistibile mix di genio e sregolatezza.

Navigando fra luci e ombre della vita di Dalí, indagando alcuni degli aspetti meno noti della sua quotidianità, Harron ci regala un affascinante mosaico, glamour e divertente ma al contempo profondamente introspettivo. Per una sfida simile, la cineasta canadese ha potuto contare su un cast d’eccezione, che include Barbara Sukowa nel ruolo di Gala, dispotica moglie di Dalí, e il camaleontico Ben Kingsley nelle vesti del geniale pittore.

Dalìland: la trama

Dalìland

New York 1974, James lavora presso la galleria d’arte che ospiterà la prossima mostra del genio Salvador Dalí. Quando l’artista in persona gli propone di diventare suo assistente, il ragazzo pensa di coronare il sogno della sua vita, ma presto scopre che non è tutto oro quel che luccica. Dietro allo stile di vita sgargiante, al glamour e ai party sontuosi, un grande vuoto consuma l’ormai anziano pittore, divorato dalla paura di invecchiare e dal dolore per il rapporto logoro con la dispotica moglie Gala, un tempo sua musa e ora circondata da giovani amanti e ossessionata dal denaro.

Entusiasta di essere stato invitato a prendere parte a questo nuovo e affascinante mondo, James spera che assistendo il leggendario pittore potrà imparare alcune verità sulla natura dell’arte. Enormemente ispirato e al contempo intimorito da Salvador Dalì, James osserva come l’anziano artista sia sorprendentemente vulnerabile, terrorizzato dalla morte, ossessionato dal suo lavoro per la moda e intrappolato in un matrimonio in crisi: dopo quasi cinquant’anni di vita passata insieme la moglie Gala, una volta sua musa, è ora infatuata di un attore emergente ventenne. Alla fine, James scoprirà molte verità: non sull’arte, ma sull’uomo complesso, imperfetto e profondamente umano che si cela dietro i dipinti brillanti, la teatralità selvaggia e gli iconici baffi.

Per Dalì New York è una festa continua. Mentre James segue l’artista attraverso la scintillante arcata della sua vita sociale, vediamo Dalì nei panni di artista e provocatore. Assieme alla sua nuova giovane musa, la splendida transgender Amanda Lear, il settantenne Dalì vive un’esistenza all’avanguardia.

Spinto da un’irrequieta macchina da presa in movimento, il film cattura l’imprevedibilità dell’avventura giovanile vissuta da James, il quale vaga attraverso un mondo abbagliante popolato da modelle, stelle del cinema e un variegato mix di alta e bassa società. Il mondo di Dalì è intrinsecamente sconvolto e sottosopra, e agli occhi del giovane James tutto e tutti sembrano più grandi della vita stessa. Il 1970 è stato un periodo di grande musica, celebri stilisti e indumenti alla moda, grandi feste: il film segue il giovane James nel suo viaggio attraverso la vita mondana del St. Regis, palcoscenico che scandisce il ritmo dell’era glam rock di Manhattan.

In netto contrasto con lo scoppiettante scenario della New York del 1970, una serie di flashback traccia la storia dell’intenso amore giovanile tra Dalì e Gala. Attraverso una lente romantica, colorata dal desiderio di ciò che è ormai perduto, Dalì racconta a James i ricordi della sua giovinezza. L’aspetto di queste scene evoca i film del 1930, proprio come le scene del 1970 evocano i film di quell’epoca.

L’ultima parte di Dalìland è ambientata nell’amato Cadaqués di Dalì, dove le immagini sono dominate dallo stupefacente paesaggio roccioso che ha ispirato gran parte della sua arte. Il tono del film passa dal romanticismo della nostalgia all’assurdità comica, passando per momenti di profonda tristezza mentre questa coppia, un tempo incrollabile, procede insieme nei loro ultimi anni di vita, aggrappandosi l’uno all’altro, anche se consapevoli che nel fare questo si stanno lacerando a vicenda. E alla fine, nonostante tutti i difetti di Dalì, James sente che la sua vita sarà più ricca ed eccitante grazie al fatto di averlo potuto conoscere.

Speciale costumi di scena

Essendo un film d’epoca, ambientato in gran parte nei primi anni ‘70, ottenere i costumi giusti era un elemento chiave e Mary Harron era alla ricerca di un look originale. Era entusiasta del lavoro della costumista Hannah Edwards, anche se gran parte del suo lavoro precedente consisteva nel creare look per pubblicità e promozioni: “Quando ho visto il ballo surrealista per Louis Vuitton per cui aveva creato i costumi, ho pensato che fossero tremendamente brillanti e fantasiosi… dovevo parlare con questa donna. Poi mi ha inviato dei bellissimi campioni di immagini. Sono stata molto, molto fortunata ad averla con me. Ha anche buone conoscenze e ha tirato fuori molti assi nella manica facendo dei veri miracoli, perché c’era pochissimo budget a disposizione per realizzare i costumi di scena”.

Immergendosi in tutto ciò che ruotava intorno a Dalì, Hannah Edwards ha letto libri, osservato la sua arte, ascoltato podcast, letto biografie e ascoltato racconti di persone che hanno avuto a che fare con Dalì e Gala come coppia. “Questa ricerca è stata utile per farci un’idea dell’immagine dei personaggi che volevamo ritrarre, quali angolazioni spingere e su quali aspetti della loro personalità concentrarsi”. Nel periodo di preparazione, Edwards ha parlato a lungo con Sir Ben Kingsley e Barbara Sukowa per esplorare la loro visione dei personaggi.

1974, New York. Questa è l’ambientazione di gran parte di Dalìland e, per rappresentarla al meglio, Edwards ha svolto molte ricerche su questo periodo eccitante, pre-disco e che ha segnato l’inizio dell’era punk – che è stata ritratta in un modo molto diverso negli Stati Uniti rispetto che nel Regno Unito. “Dalì si circondava dei promotori e degli agitatori di quel tempo, quindi il suo entourage era composto da persone che erano lì per uno scopo – tutti avevano qualcosa di interessante da raccontare su di loro, che fossero musicisti, artisti, beatnik, poeti, aristocratici o acquirenti d’arte”.

Desideroso di introdurre quanta più autenticità possibile al look di Dalì, il produttore di camicie Budd ne ha create alcune fatte a mano appositamente per Sir Ben. I sarti di Savile Row, Sheppard e Anderson, hanno confezionato un abito gessato e Scabal, che è stato nella realtà il sarto personale di Dalì, ha contattato Edwards per offrire la sua assistenza, ma sfortunatamente non aveva nulla del periodo 1970. “Abbiamo anche collaborato con Edward Sexton, un altro noto sarto che creava bellissimi abiti nel 1970, e siamo stati in grado di prendere in prestito dei fantastici abiti per Chris Briney.”

Edwards era consapevole che quando si interpreta un personaggio così grande e noto, la vera sfida risiede nel bilanciare il personaggio pubblico e privato, mostrando i momenti più sinceri che poche persone conoscono: “Dalì è stato fotografato così tanto nella sua vita. Aveva un’immagine così riconoscibile. Era importante mostrare quei momenti sinceri in modo da poterlo mostrare in quanto essere umano”.

Gala ha 70 anni nel periodo in cui si svolge il film e non ama essere fotografata tanto quanto Dalì, perciò è stato più difficile per Edwards trovare del materiale fotografico su di lei. “C’è molto materiale scritto però. Gala aveva un’immagine molto rigorosa, amava la couture, i grandi stilisti dell’epoca e amava i gioielli. A Púbal, a Figueres dove si trova il castello di Gala, ci sono ancora molti dei suoi gioielli, compresi i pezzi disegnati da Dalì. Da questo siamo stati in grado di raccogliere informazioni sufficienti per mettere insieme il suo guardaroba”.

Uno dei principali marchi che è stato così gentile da sostenere gli sforzi di Edwards sui costumi è stato Swarovski, che ha fornito un’enorme quantità dei loro cristalli da incorporare negli abiti del personaggio interpretato da Suki Waterhouse, Ginesta: “È descritta come uno dei gioielli di Dalì, quindi la sua intera immagine è scintillante e abbagliante, abbiamo applicato molti cristalli Swarovski nei suoi costumi”.

Da vedere perché

Dalìland di Mary ci porta in un viaggio che attraversa diverse emozioni – si ride, si piange e si esce dalla sala rendendosi conto che Dalì era davvero così enigmatico come viene narrato storicamente. Tutti conoscono i baffi di Dalì, o gli orologi che si sciolgono, ma pochissime persone sanno chi fosse veramente Dalì. In conclusione Dalìland rende la figura di Dalì ancora più leggendaria e misteriosa.

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