Foscarini Milano Design Week 2025: Allumette, il nuovo chandelier asimmetrico di Francesca Lanzavecchia
Alla Milano Design Week 2025, Foscarini presenta Allumette, il chandelier progettato da Francesca Lanzavecchia. Un oggetto che rilegge l’archetipo del lampadario a bracci con uno sguardo contemporaneo e sensibile, lavorando sull’idea di luce come gesto e materia. La struttura asimmetrica, la leggerezza dei materiali trasparenti e il contrasto tra cavi tessili e metallo danno vita a una presenza luminosa che cambia continuamente aspetto, restituendo un senso di scoperta e movimento.
Foscarini continua a esplorare nuovi linguaggi progettuali, e lo fa a Euroluce 2025 con Allumette, firmato da Francesca Lanzavecchia. Il nome stesso, che in francese significa “fiammifero”, richiama l’idea di una luce sottile e vibrante, che si accende e danza nello spazio.
Questo chandelier da centro stanza nasce come omaggio al lampadario classico, ma ne ribalta la simmetria. La struttura centrale accoglie una serie di bracci di diversa lunghezza e inclinazione, ciascuno con un’estetica unica, dando vita a una composizione dinamica, quasi in movimento. Ogni angolo di osservazione regala una prospettiva nuova, rendendo l’oggetto sempre diverso e sorprendente.
Tra materiali in contrasto e geometrie in equilibrio
Allumette gioca con il dualismo tra elementi rigidi e morbidi. La struttura portante in metallo si accompagna alla flessuosità dei cavi tessili, che si lasciano modellare dalla gravità, creando una tensione visiva tra staticità e flusso. L’equilibrio tra questi elementi genera una coreografia sospesa, dove ogni componente partecipa a una composizione visiva che non è mai fissa.
I bracci terminano con elementi in metacrilato trasparente, all’interno dei quali scorre la luce. Il fascio led si diffonde lungo il tubo fino a una superficie opalina che ne rivela la presenza con delicatezza. Il risultato è una luminescenza soffusa, che non invade lo spazio ma lo accarezza, evocando la presenza di piccole fiammelle sospese.
Una struttura che evolve nella percezione
Il progetto nasce anche da un confronto ideale con il 2097 di Gino Sarfatti, non tanto nei volumi, quanto nella visione del lampadario come oggetto tecnico e scenico allo stesso tempo. Francesca Lanzavecchia recupera il gesto originario dell’accensione, rifacendosi alla candela come prima sorgente luminosa, e disegna bracci che si articolano intorno a un asse centrale, con un baricentro volutamente decentrato.
Questa scomposizione geometrica non genera disordine, ma al contrario, costruisce una presenza scultorea bilanciata, capace di adattarsi allo spazio senza imporsi. Ogni elemento è pensato per interagire con l’ambiente, con chi lo osserva e, soprattutto, con la luce stessa.
Una narrazione visiva tra trasparenze e pieni
Allumette non è solo un dispositivo per illuminare: è un oggetto che racconta. Parla di artigianalità, di sperimentazione, di attenzione per la materia e per la forma. La scelta dei materiali, il disegno dei dettagli, la disposizione degli elementi: tutto contribuisce a creare una presenza leggera ma intensa, pensata per sorprendere anche dopo il primo sguardo.
«Allumette è stata pensata come una coreografia, una presenza che cambia a seconda dell’angolo da cui la guardi. La sua asimmetria è una delle chiavi di lettura più importanti, così come il bilanciamento tra trasparenze e pieni, tra la rigidità del metallo e la morbidezza del cavo che richiama i classici chandelier veneziani. C’è poi un momento magico quando la luce l’attraversa e la trasfigura completamente. La fonte luminosa è costituita da tubi in metacrilato trasparente, fissati ai bracci. La luce a LED scorre al loro interno illuminandone le estremità, graffiate e coniche, trasformando elementi eterei in presenze vibranti, come fiammelle sospese nello spazio. Ne emerge un senso di scoperta, un oggetto inedito che tuttavia trasmette un’intima familiarità» ha raccontato Francesca Lanzavecchia.
credit image by Press Office – photo by Foscarini