Gucci campagna autunno inverno 2019: la fabula di moda, #GucciPrêtÀPorter
Gucci campagna autunno inverno 2019 – Gucci presenta la nuova campagna autunno inverno 2019 2020: #GucciPrêtÀPorter. Raccontar storie è urgenza profondamente umana. Alessandro Michele con racconti e personaggi ha una particolare affinità: il percorso attraverso il quale ha definito la propria visione dell’universo Gucci è una continua, rutilante, magmatica affabulazione.
La fabula di moda, però, nasce in primo luogo al tavolo da disegno, e poi negli atelier, durante fitting, prove, sdifettamenti. È una narrazione manuale e materiale, frutto di un preciso saper fare che oggi si tende spesso a sottintendere, a dare per assodato.
Il racconto della moda e sulla moda è leggenda, mitologia pura cristallizzatasi attorno alla nascita del prêt-à-porter e ai suoi anni più vividi, un’iconografia che si staglia attraverso quattro decadi: gli anni 50, 60, 70 e 80 e che diventa contemporaneo nel lessico del direttore creativo della maison della doppia G.
Da questa riflessione sul mito, e dal desiderio di mettere nuovamente al centro del discorso la materialità concreta del far vestiti nasce la nuova campagna pubblicitaria autunno inverno 2019 2020 concepita da Alessandro Michele per Gucci, nella quale la moda, intesa nel senso appunto di prêt-à-porter, torna a far titolo ed essere protagonista, come poteva accadere trenta anni fa quando gli strilli di copertina erano dedicati ad un orlo, al colore di stagione, al tessuto cui proprio non si poteva rinunciare.
Il percorso creativo e mentale di Alessandro Michele traspare chiaramente dagli scatti di Glen Luchford: l’oggi si costruisce sul passato. Un passato, in questo caso, recente e iconico abbastanza per sollecitare memorie mai sopite, ma anche sufficientemente distante, per gli osservatori più giovani, da risultate mitico e sorprendente.
La narrazione c’è, ed è evidente, ma è legata al processo del far vestiti e del promuoverli in quanto capi d’abbigliamento: in atelier nel momento in cui si disegna e crea, con la sfilata, attraverso la stampa di settore. Un racconto fatto di oggetti con un copywriting volutamente d’antan, perché poi il racconto vero dei vestiti sarà affare dei fruitori finali.
Con un linguaggio visivo dinamico si suggerisce che il prodotto deve essere l’epicentro. Gli abiti assurgono al ruolo di protagonisti assoluti e si raccontano da soli, e per questo si meritano anche il titolo e la copertina. Come dire, evoluzione dall’immateriale al materiale, senza rinunciare al metalinguaggio citazionista di Gucci che in questa campagna traduce il ricordo sublime del savoir faire in memorabilia.