Gucci primavera estate 2019: il teatrale sperimentale, guest Jane Birkin, Jared Leto e Faye Dunaway
Alla Paris Fashion Week ha sfilato la collezione primavera estate 2019 di Gucci presso il Théâtre Le Palace. Tantissime le celebrity presenti: Jane Birkin, Salma Hayek-Pinault, Jared Leto, Faye Dunaway, Miriam Leone, Lou Doillon, Bel Powley, Ginevra Elkann, Amanda Lear, Maurizio Cattelan, Agnès Varda, Sara Serraiocco, Clara Luciani, Petra Collins, Hari Nef, David Furnish, Massimo Bottura, Soko.
E ancora Ecce Homo, Eddy De Pretto, Félix Maritaud, Floria Sigismondi, Germain Louvet, Georgina Brandolini, Haruna Kawaguchi, Jacques Auberger, James T Merry, Jenny Beth, Johnny Hostile, Jolin Stai, Jorja Smith, Kai, Kentaro Sakaguchi, Kiki Layne, Lawrence Rothman, Maria Luisa Frisa, Marina Cicogna, Benedetta Cicogna, Michael Clark, Molly Lewis, MP5, Naomi Watanabe, Richie Merritt, Shawn Yue, Sorcha Groundsell, Victor Polster, Xin Li Cohen, Xiong Ziqi, Adam Eli, Alejandra Ghersi, Kiki Layne, Marco Bizzarri, Francois-Henri Pinault.
Alessandro Michele, DirettoreCreativo, si ispira a Leo de Berardinis e Perla Peragallo sono stati i due dioscuri più trasgressivi e appassionati, più decadenti e irregolari del teatro di ricerca italiano. Il loro “teatro
di contraddizione” è stato un luogo di dissidenza permanente.
Uno spazio in cui suggerire alternative radicali rispetto alla società e al linguaggio artistico dei loro tempi. È la loro idea di teatro, infatti, a sfidare l’immobilità istituita, il conformismo e il potere. Uno sguardo anarchico e libertario aperto al flusso della vita.
Per Leo e Perla il teatro non può ridursi a spettacolo, perché lo spettacolo non produce altro che un’estetizzazione del già noto, una rappresentazione mortifera da fruire passivamente. Il teatro deve piuttosto intendersi come “arte primordiale di conoscenza collettiva, di orrore e di gioia dell’essere, laboratorio per sperimentare la complessità della vita in situazioni semplificate di spazio e di tempo” (L. de Berardinis).
È del teatro, infatti, la capacità di creare nostalgia per una vita altra, di vibrare di tensioni etiche e politiche, di dispiegare poeticamente un potenziale trasformativo. Per raggiungere questo obiettivo Leo e Perla costruiscono trame allucinate, folli, frammentate.
Sperimentano linguaggi teatrali capaci di superare distinzioni tra generi e discipline, tenendo insieme registri drammatici e comici, riannodando l’arte “alta” alla cultura popolare. Il risultato è una poetica combinatoria e polisemica in cui Shakespeare, Rimbaud, Strindberg e Majakovskij reagiscono con la sceneggiata, la canzonetta melodica e la comicità di Totò.
In questa cornice è l’assemblaggio di materiali eterogenei e decontestualizzati a sprigionare nuovi riverberi e significati. Un teatro di contaminazioni, apparentemente illogico e destrutturato, che produce epifanie e detonazioni.
Parliamo di un teatro frastornante, folle e immaginifico che i due teatranti costruiscono con estremo rigore e padronanza dei mezzi espressivi. Leo e Perla si assumono la responsabilità di ogni dettaglio della scena chiamato a partecipare all’azione teatrale: la luce, il movimento, i costumi, la scenografia, il suono e il rumore.
È una sintassi teatrale vissuta come sperimentazione assoluta, ovvero profonda ed estrema. Un’azione di s/montaggio che accosta e risemantizza il crocchiare di vetri rotti e le arditezze di Schönberg, le voci amplificate e i corpi “geopolitici”, le immagini cinematografiche distorte e le melodie verdiane, lo scrosciare dell’acqua e il sonnambulismo di Lady Macbeth.
Si tratta di frammenti che si riorganizzano intorno a un’intensità espressiva capace di portare altrove, di suggerire “l’apparizione irripetibile di una lontananza” (W. Benjamin), di evocare nuove possibilità di senso. È in questa tensione visionaria che l’aura poetica si traduce in progetto politico. Il sentire scenico come frontiera del possibile.
credit image by Press Office Gucci – photo by Dan Lecca