I Figli degli altri: un affresco tutto al femminile, l’intervista a Virgine Efira
Lunghi applausi e grande commozione hanno accompagnato la proiezione ufficiale alla 79esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia de I Figli degli altri, diretto da Rebecca Zlotowski con Virgine Efira, Roschdy Zem e Chiara Mastroianni.
I Figli degli altri: il trailer ufficiale
Un’intensa storia che vede protagonista la splendida Virgine Efira nel ruolo di Rachel, una donna che ama la sua vita, i suoi studenti, i suoi amici, le sue lezioni di chitarra. Quando si innamora di Alì, Rachel stringe un legame profondo con sua figlia di quattro anni, Leila. Si prende cura di lei, come fosse sua madre, anche se non lo è. Il desiderio di una famiglia tutta sua si fa sempre più grande, ma il tempo stringe… Un affresco tutto al femminile, leggero e al contempo profondo, sul delicato tema della maternità, del suo desiderio e delle sue molteplici e inaspettate forme.
L’intervista a Virgine Efira
Che cosa ha evocato in lei il titolo del film “I figli degli altri” quando ha letto la sceneggiatura?
“L’idea di un personaggio raramente visto al cinema. La matrigna, colei che si prende cura dei figli degli altri, di solito è un personaggio secondario. Rebecca ha deciso di portarla in primo piano ed esaminare il legame tra un personaggio considerato periferico e una famiglia “adottata”. Allo stesso tempo, affronta un personaggio classico, ma mai visto prima in in questo modo, e la questione della femminilità.
Rachel è al centro di questa storia assolutamente contemporanea. Riesce a fare quello che Flaubert diceva: “Tutto ciò che si deve fare per rendere qualcosa di interessante è guardarlo abbastanza a lungo”. Questo è davvero il caso del mio personaggio che non è né pazzo né un eccentrico anticonformista. È piuttosto normale, discreta, e Rebecca la considera a lungo così. Lei però poi ne svela tutti i punti di vista femminili: la sua libido, le sue relazioni familiari, i suoi amici, il suo rapporto con il figlio di quest’altra persona, perché la storia molto commovente di Rachel, non è che si tratta solo di maternità, ma anche della sua femminilità.”
Ci parla del suo coprotagonista, Roschdy Zem?
“È incredibile come Roschdy Zem continui a reinventare se stesso! Nel film fa cose che non avrebbe mai fatto prima. Ho amato il suo lavoro per molto tempo. Ha una curiosità che lo pone al di là di ogni tendenza, al di là della certezza di un momento ben inquadrato. È in uno stato di perpetuo stupore e di meraviglia. Non ci conoscevamo veramente, anche se sentivo attraverso i suoi ruoli l’incredibile forza che emana da lui. Io ci ho creduto nella nostra coppia sullo schermo. Io e lui siamo concreti, il che colloca la storia in un luogo meno etereo, più reale, e forse questo ci ha permesso di interagire in modo fluido.
Com’è stato lavorare con Rebecca Zlotowski?
“Rebecca ha tanto carattere e determinazione. Ha una forma di energia che ti fa venire voglia di seguirla, di saperne di più. Il suo sguardo è impaziente, un incoraggiamento sistematico a guardare oltre, a vedere che le cose progrediscono. Non spinge mai l’attore all’idea di voler fare bene, è più una questione di fare! È brava in questo. Dà anche indizi cinematografici, che non sono psicologici. Per esempio, la scena in cui il mio personaggio e Ali, interpretato da Roschdy Zem, si incontrano, volevo aggiungere un mucchio di piccole cose e lei ha riassunto il tutto con un’immagine priva di tutto, dicendomi: “Voglio che sia come un nastro trasportatore”. Rebecca è molto gentile ma ha una vera autorità. Inoltre, impedisce qualsiasi sacralizzazione del momento. Roschdy, Rebecca e io abbiamo lavorato praticamente per osmosi.”
I figli degli altri è un film femminista?
“In un certo senso, sì. Che cos’è un film femminista? È un film che indaga davvero a lungo su una donna in una posizione complessa. Questo film è così, e in un modo che è sia estremamente contemporaneo sia rivolto a tutti. È un film mainstream su un tema raro e accessibile, la maternità, su questa possibilità per le donne di appartenere a questo grande luogo condiviso, quello dell’essere madre. Discutiamo anche dell’idea che, se voglio essere una madre, non posso deciderlo quando ho 68 anni. È una realtà a cui nessuna donna sfugge, e che deve risolvere.”
Il film, in concorso della selezione ufficiale della 79esima Mostra, è stato accolto con entusiasmo dalla sala piena e arriverà nei cinema italiani dal prossimo 22 settembre.