I morti non muoiono film: la comedy zombie di Jim Jarmush apre il Festival di Cannes 2019
I morti non muoiono film – Si apre oggi la 72 edizione del Festival di Cannes. Il film d’apertura è The Dead Don’t Die – I morti non muoiono. Dallo scrittore-regista Jim Jarmusch arriva una commedia horror con un cast stellare formato da attori abituali di Jarmusch: Bill Murray, Adam Driver, Chloë Sevigny, Tilda Swinton, Iggy Pop, Steve Buscemi, Tom Waits e nuovi arrivati Selena Gomez, Danny Glover, Caleb Landry Jones, Carol Kane con uno sguardo turbolento, triste e satirico sulle abitudini e i desideri degli americani alla fine del mondo – uno stato della nazione ironicamente terrificante, affrontato con originale cinematografia.
Nella tranquilla cittadina di Centreville, qualcosa non va come dovrebbe. La luna splende grande e bassa nel cielo, le ore di luce del giorno diventano imprevedibili e gli animali iniziano a mostrare comportamenti insoliti. Nessuno sa bene perché. Le notizie che circolano sono spaventose e gli scienziati sono preoccupati. Ma nessuno prevede la conseguenza più strana e più pericolosa che inizierà presto a tormentare Centerville: I morti non muoiono – escono dalle loro tombe e iniziano a nutrirsi di esseri viventi, e gli abitanti della cittadina dovranno combattere per la loro sopravvivenza.
Lo scrittore-regista Jim Jarmusch (Paterson, Gimme Danger, Solo gli amanti sopravvivono) presenta la sua visione unica sull’apocalisse degli zombie, intrisa del tono impassibile e della delicata commedia che lo hanno reso una voce iconica nel cinema indipendente attraverso i decenni. Unendo un cast multi-generazionale e multi-culturale e una troupe di volti noti di produzioni passate, e di neoconvertiti a Jarmusch, inclusi Danny Glover, Selena Gomez, Caleb Landry Jones, I Morti non muoiono è un affare di famiglia – uno spaccato di vita opportuno e talvolta intenso che arriva ad un punto cruciale della storia americana, quando sembra che i tempi in cui viviamo ci divorino vivi.
I Morti non muoiono segna il decimo viaggio di Jarmusch nella Croisette, dopo essere apparso per l’ultima volta al Festival di Cannes in concorso con Paterson nel 2016, lo stesso anno in cui ha debuttato con Gimme Danger, un documentario su Iggy & The Stooges, fuori concorso.
Il regista ha portato a Cannes la maggior parte dei suoi precedenti lungometraggi, tra cui Solo gli amanti sopravvivono, Broken Flowers (vincitore del Gran Premio della Giuria), Ghost Dog: Il codice del samurai, Dead Man, Mystery Train – Martedì notte a Memphis, Daunbailò, Stranger Than Paradise – Più strano del paradiso (vincitore della Camera d’Or) e “Coffee and Cigarettes”, che ha vinto il premio come Miglior Cortometraggio nel 1993.
Bill Murray, Adam Driver e Chloë Sevigny sono i soli tre agenti di polizia della cittadina di Centreville, costretti ad entrare in azione quando gli zombie carnivori invadono il loro piccolo villaggio. Nelle mani di questo scrittore-regista, I Morti non muoiono è sia un raccapricciante bagno di sangue che una buffa metafora delle attuali inclinazioni dell’America.
Per aggiungere uno struggente tocco comico, un non morto di Jarmusch torna in vita barcollante alla ricerca di un passatempo o una fissazione passata, capace di pronunciare una sola parola implorante. Il cantante country vincitore del Grammy, Sturgill Simpson, che ha composto la canzone originale del film, appare in un cammeo come un musicista non morto, che si aggira per le strade di Centerville con al seguito uno strumento acustico-elettrico, gracchiando gutturalmente “Chitarra!”.
“Praticamente qui appaiono tutti gli aspetti zombie dell’umanità”, dice Tilda Swinton, che torna per la quarta volta a lavorare con Jarmusch, interpretando il ruolo di Zelda Winston, la proprietaria di un’agenzia di onoranze funebri dal delizioso accento scozzese. “Abbiamo zombie ai cellulari, moda zombie, ogni tipo di zombie immaginabile. Ci sono tanti modi diversi di non essere svegli nella nostra situazione attuale – per Jim è stato come pescare in un acquario”.
Larry Fessenden, il regista del culthorror (Depraved) e connazionale di Jarmusch, che appare in I Morti non muoiono nel ruolo del proprietario del motel Danny Perkins, aggiunge: “I film di Jim hanno sempre questa qualità episodica, con persone che durante la vita cercano di negoziare la peculiarità del mondo. Aggiungendo degli zombie al tutto, si ottiene qualcosa di deliziosamente bizzarro, e piuttosto terribile. C’è una violenza quasi fino alla follia, un’altra cosa che Jim ha da dire sull’umanità in questo momento. Ma c’è anche una velata malinconia, che è saltata fuori nei suoi ultimi due film: non so se aiuterà la specie, ma sembra voglia dire ‘non so come possiamo rimediare’”.
Diversi sono i modelli a cui Jarmusch si è ispirato, tra i quali i classici dell’horror come L’isola degli Zombies del 1932, con Bela Lugosi nei panni del maestro voodoo haitiano Murder Legendre che trasforma una giovane donna in una morta vivente, in quello che è stato considerato il primo film sugli zombie. E inoltre a Ho camminato con uno Zombie, il b-movie del 1943 di Jacques Tourneur dove appaiono degli zombie schiavi su una remota isola caraibica a cui manca la forza di volontà per fare qualcosa per sé stessi – un inquietante riflesso della vita umana durante una guerra mondiale, a cui fa eco il fatalista messaggio del vicolo cieco dell’umanità in I Morti non muoiono.
Ma è La notte dei morti viventi di George Romero del 1968 che ha ispirato maggiormente Jarmusch durante la scrittura e la realizzazione del suo ultimo lungometraggio. Gli attenti spettatori di I Morti non muoiono noteranno numerosi riferimenti e cenni al classico dell’horror americano a basso costo, che ha assunto una vita propria nel corso degli anni, passando dall’essere film indipendenti low-budget come allegoria sociale per la guerra in Vietnam o le lotte per i Diritti Civili, in una metafora del tardo capitalismo e del consumismo.
“La notte dei morti viventi è un film geniale realizzato con restrizioni incredibili, e lo citiamo con molti piccoli dettagli e riferimenti che l’attento spettatore saprà riconoscere”, afferma Jarmusch additando la Pontiac Le Mans del 1968 guidata da Selena Gomez nel film, lo stesso identico veicolo nel debutto di Romero, fino alla sua verniciatura personalizzata Palmetto Green.
“Nel nostro film, come ne L’alba dei morti viventi, il sequel di Romero de La notte dei morti viventi, gli zombie tornano nei luoghi e verso le cose di cui erano ossessionati da esseri viventi, rimanendo attaccati a ciò a cui erano interessati da vivi. Mi affascinava l’idea degli esseri umani rianimati che si comportano come organismi unicellulari, che si nutrono come cannibali di carne o cervelli, e che non hanno alcuna reale volontà oltre a questo” spiega Jarmush.
I Morti non muoiono è ambientato nel paesino di Centerville, la proverbiale cittadina a tre poliziotti, isolata dall’autostrada interstatale, incentrata su una strada principale che include una trattoria, un negozio di ferramenta e un motel, abitata da una popolazione di cittadini portati in vita con un tocco Jarmuschiano unico. È una cittadina d’America generica e non meglio identificata, in cui tutti si conoscono. È un luogo immaginario, e la storia del film segue le vicende di questi personaggi divergenti.
Jarmusch ha preso il nome di Centerville dal film musicale del 1971 di Frank Zappa 200 Motels, un’altra odissea surrealista con i Mothers of Invention in tournée in America, facendo tappa nella piccola città di Centerville (“A Real Nice Place to Raise Your Kids Up” – Proprio un bel posto per crescere i bambini” ndt -, Zappa insiste ironicamente nel film), dove la vita sulla strada fa rasentare la follia. Rendendo omaggio allo sfogo nevrotico socio-politico di Zappa, Jarmusch ha fatto di “A Real Nice Place” l’emblema della sua Centerville, visibile sul cartello di benvenuto della città nelle prime scene del film.
In I Morti non muoiono, il mondo che cambia richiama la vita americana della piccola città in modi sempre più surreali, nel corso di diversi giorni. All’insaputa degli abitanti di Centreville, un evento cosmico causato dall’uomo (che per cercare il petrolio ha trivellato il Polo Nord – descritto dalle autorità nel film come “fracking polare”) ha portato la Terra fuori asse, interrompendone la rotazione. Con il sole che si rifiuta di sorgere come previsto, il capo della polizia Cliff Robertson (Murray) e il suo vice, Ronnie Peterson (Driver), si recano nei boschi fuori la cittadina per chiedere al coraggioso eremita Bob (Tom Waits) informazioni inerenti alla scomparsa di alcuni animali della fattoria appartenenti al razzista Farmer Miller (Steve Buscemi).
Per il resto, a Centerville tutto sembra procedere nella norma, mentre il mondo esterno si avvicina invisibilmente verso la fine. Il proprietario del negozio di ferramenta Hank Thompson (Glover) passa il tempo al ristorante locale gestito da Fern – interpretata da Eszter Balint, che è apparsa nel ritratto dell’adolescente disinvolta Eva nel film del 1984 di Jarmusch, Stranger Than Paradise- Più strano del paradiso. È la prima di molte apparizioni cameo in I Morti non muoiono che riecheggia le opere passate del regista – persino RZA, il leader de facto del Wu-Tang Clan di Staten Island, che ha prodotto la colonna sonora per Ghost Dog: Il codice del samurai di Jarmusch, ed è apparso in Coffee and Cigarettes, si è messo a disposizione interpretando (chi altro?) il fattorino locale Wu-P.S.
Il marchio di fabbrica di Jarmusch che sottolinea commedia ed eccentricità è in piena mostra in I Morti non muoiono: l’impresaria di onoranze funebri dall’accento scozzese Zelda Winston (Swinton) gioca con le spade da samurai nella sua tana simil-buddista quando non è impegnata in insoliti maquillage alla moda su nuovi cadaveri presso la Ever After Funeral Home; il solitamente impassibile Bill Murray mantiene l’ordine con una strizzatina d’occhio in una piccola città da fiaba, il cui solo rinnegato sembra essere lo scorbutico eremita Bob, un deposito di alcuni sospetti della città.
Jarmusch ha spesso scelto dei musicisti nei suoi progetti, e insieme a RZA e Tom Waits, ha aggiunto la raggiante pop star internazionale ed attrice Selena Gomez al suo cast di personaggi strani di I Morti non muoiono, per interpretare una giovane escursionista che arriva a Centerville appena in tempo per l’apocalisse zombie.
Mentre la Gomez e i suoi compagni Austin Butler e Luka Sabbat simboleggiano la libertà imperturbabile in contrasto con la schiacciante semplicità e la calma di Centerville, un altro trio di giovani personaggi, interpretato dai nuovi arrivati Maya Delmont, Taliyah Whitaker e Jahi Winston, suggerisce qualcosa di più sinistro. Detenuti minorenni incarcerati nel centro di detenzione di Centerville, questi giovani adolescenti guardano in televisione dalla loro prigione la disgregazione sociale che invade il Paese in generale – e poi Centerville in particolare.
Quando cala la notte, gli zombie all’improvviso prendono il sopravvento su Centerville; i residenti locali escono dalle loro tombe alla ricerca di comodità e carne umana, scatenando il caos al rallentatore, sulla popolazione assediata e miseramente impreparata. Uno dei primi zombie raffigurati è un’ubriacona maliziosa del posto, interpretata da Carol Kane, con cui Jarmusch ha recitato nel film di Alexandre Rockwell del 1992 In the Soup – un mare di guai, al fianco di Steve Buscemi; la Kane e Buscemi sono due tra i tanti ex colleghi di Jarmusch che ben presto sono stati accolti nell’universo della sua produzione più ampia.
I primi zombie sullo schermo di I Morti non muoiono sono gli “zombi del caffè”, interpretati da collaboratori di lunga data di Jarmusch, Iggy Pop e Sara Driver.
Il budget di Jarmusch non ha potuto realizzare un intero cast di zombie meticolosamente trasformati, costringendo il regista a riservare dei look specifici per interpreti più in vista come Pop e la Driver; molti zombie nel film indossano un trucco più semplice e suggestivo applicato dal capo dipartimento Judy Chin e il suo team, e dei costumi specifici d’epoca scelti da Catherine George.
Mentre gli zombie del caffè escono dalle loro tombe del cimitero di Centerville – con la Driver in stivali con i tacchi alti completamente spettinata, e Pop che indossa un gilet di pelle e dei pantaloni a zampa di velluto a righe – il meticoloso lavoro della George è in mostra: ha modellato il look retrò della coppia ispirandosi a Keith Richards e Anita Pallenberg, l’iconica coppia del rock & roll all’alba degli anni ’70. Prima delle riprese, la George ha fatto trattare i costumi di entrambi gli attori da un artista che ha usato della vernice, della sporcizia e della carta vetrata per creare un aspetto logoro da zombie.
Continuando il processo, l’hairstylist Jasen Sica ha mantenuto i capelli di Iggy Pop per lo più intatti, ‘sporcandoli’ con alcuni prodotti senza modificare la sua iconica silhouette. Usando lacca per capelli e polvere (essenzialmente per un effetto sporco), ha trasformato la Driver in una sporca bionda esplosiva del 1972, aggiungendo una pettinatura specifica per il periodo modellato su Brigitte Bardot.
Evitando il trucco protesico per Iggy Pop, la squadra addetta al trucco ha impallidito la sua pelle per far emergere la struttura ossea, rendendo organicamente decadente il suo viso e mantenere i lineamenti riconoscibili. La strategia di trucco di Sara Driver è stata più semplice, utilizzando colori organici e vari gel e spray satinati per mantenere intatta la sua bellezza retrò.
L’imponente fisicità di Pop è stata resa rigida e inquietante nelle scene grazie a un’aerografia di lattice su tutto il corpo ad opera di Mike Fontaine, che ha spruzzato il prodotto sul corpo dell’interprete dalla testa ai piedi, richiedendo a Pop di rimanere immobile nella roulotte del trucco con le braccia in aria per lunghi periodi di tempo.
Il film ha una sorta di humor fisico: usa le convenzioni del genere horror per deridere dell’assurdità dei nostri tempi. E’ una visione unica riguardo alla commedia ‘zombiesca’.
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