Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim, il nuovo capitolo animato che espande l’epopea di Tolkien
Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim racconta la storia epica ambientata 183 anni prima della trilogia originale. Diretto da Kenji Kamiyama, il film narra la resistenza eroica di Helm Hammerhand e della figlia Héra contro un nemico spietato.
Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim, il trailer ufficiale
Con Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim, il mondo della Terra di Mezzo torna sul grande schermo con un’epopea animata che si immerge nelle origini di una delle saghe più amate di tutti i tempi. Diretto dal talentuoso Kenji Kamiyama, il film si colloca 183 anni prima degli eventi narrati nella trilogia originale, raccontando una storia di eroismo e resistenza che ruota attorno alla figura del leggendario re di Rohan, Helm Hammerhand.
Un cast stellare per una narrazione epica
La versione originale del film vanta un cast vocale di altissimo livello, con Brian Cox nel ruolo del potente Helm Hammerhand, re che guida il suo popolo in una lotta disperata. Accanto a lui, Gaia Wise interpreta Héra, la coraggiosa figlia del re, mentre Luke Pasqualino presta la voce a Wulf, il nemico astuto e determinato alla vendetta. A completare il quadro, Miranda Otto riprende il ruolo iconico di Éowyn, narrando gli eventi con il suo inconfondibile carisma.
Il cast si arricchisce ulteriormente con le voci di attori come Lorraine Ashbourne, Yazdan Qafouri e Shaun Dooley, che danno vita a un ensemble capace di trasportare il pubblico nella Terra di Mezzo, rendendo vibranti e coinvolgenti le vicende narrate.
La trama: una storia di coraggio e resistenza
La storia si sviluppa attorno all’attacco implacabile di Wulf, un capo Dunlending deciso a vendicare la morte del padre. Con il popolo di Rohan messo alle strette, Helm Hammerhand è costretto a rifugiarsi nella fortezza di Hornburg, che in futuro sarà conosciuta come il Fosso di Helm. In questo contesto, Héra emerge come una figura cruciale, trovando dentro di sé la forza per guidare una resistenza contro un nemico che non si ferma davanti a nulla.
La tensione narrativa è sostenuta da una scrittura che mescola momenti di azione intensa a riflessioni profonde sui temi della leadership, del sacrificio e della resilienza. La figura di Héra aggiunge una prospettiva fresca, dimostrando come il coraggio possa assumere molte forme, anche in un contesto dominato da guerre e vendette.
Un team creativo straordinario
Sotto la direzione di Kenji Kamiyama, già noto per opere come Blade Runner: Black Lotus e Ghost in the Shell: Stand Alone Complex, il film si avvale di una squadra di produzione che include nomi di spicco. Philippa Boyens, vincitrice dell’Oscar per la trilogia de Il Signore degli Anelli, figura tra i produttori, mentre Fran Walsh e Peter Jackson, colonne portanti delle precedenti trasposizioni cinematografiche, tornano come produttori esecutivi.
L’impronta visiva del film porta la firma di Alan Lee e John Howe, celebri per le loro illustrazioni ispirate all’universo di Tolkien. La colonna sonora di Stephen Gallagher, che ha già lavorato alla trilogia de Lo Hobbit, promette di immergere il pubblico in un’atmosfera epica e suggestiva.
Intervista al regista Kenji Kamiyama e ai produttori Philippa Boyns, Jason Demarco e Joseph Chou
Ci parlate dell’espansione del mondo di Tolkien con “Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim”?
Kenji Kamiyama: “Ovviamente sono un grande appassionato di libri, ma in verità sono stati i film di Peter Jackson, la Trilogia, ad avere avuto un impatto enorme su di me. Ho assistito alla prima di ogni capitolo della saga. Quindi, nell’affrontare questo progetto, ho ritenuto necessario ritornare a me stesso nel momento in cui mi sono innamorato per la prima volta di questo mondo, nel tentativo di ritrovare la prospettiva dei fan che seguono questo franchise da molto, molto tempo. E’ stato un presupposto fondamentale per me. La storia della Guerra dei Rohirrim, è talmente potente, che mi ha davvero attratto. Si tratta di un racconto molto breve, solo una pagina nell’Appendice, eppure tanto forte da avere tutte le caratteristiche per diventare una grande storia.”
Philippa Boyens: “In una delle sue lettere, il professor Tolkien disse che forse alcune delle storie più interessanti sono quelle che non vengono raccontate. Gli è sempre piaciuto il mistero, il fatto di sapere che ci sono parti di una storia che rimangono non raccontate. Così, non abbiamo fatto altro che tornare nel mondo più ampio dei libri e tirare fuori tutto, comprese alcune parti della storia che accadono ai margini. Di certo non volevamo raccontare la storia di un anello del potere o di un Signore oscuro. E quando è nata l’idea dell’anime, mi è saltata in mente questa particolare storia, e sapevo esattamente come doveva essere. Mi ha parlato a tanti livelli.”
Jason Demarco: “Tolkien ha trascorso anni, anzi decenni, a costruire una storia e un linguaggio specifico, e a dare corpo a un mondo. Ma la costruzione del mondo è solo una parte del lavoro; l’altra parte è la narrazione. Tolkien è uno di quei rarissimi autori che sapeva fare entrambe le cose. E il suo lavoro ha finito per avere un impatto sismico sull’idea di fantasy e sull’idea che oggi, quando si legge un romanzo fantasy, ci sono nani ed elfi e altre cose che lui ha creato che sono diventati dei tropi. Il mondo che ha costruito è complesso, e il pensiero che lo permea è ciò che gli conferisce un impatto duraturo.”
Ci parlate della progettazione del mondo di Tolkien in stile anime?
Kenji Kamiyama: “Quando mi è stato chiesto di occuparmi di questo progetto, la mia reazione iniziale è stata che era impossibile realizzare un’animazione disegnata a mano a causa del numero di soldati che appaiono sullo schermo, delle complessità del design, dei cavalli. Tuttavia era un’opportunità di cimentarmi in qualcosa che amavo e ammiravo molto. Dovevo coglierla, ma non sapevo come. Ma è stato incredibile collaborare con la Weta per la sua realizzazione. È stato un onore. Nella progettazione dei personaggi, ci è voluta molta immaginazione per entrare nel loro background, nella loro storia, in ciò che hanno passato… Ad esempio, perché Wulf ha una cicatrice? Tutto ciò doveva essere stabilito prima di iniziare a progettare, ed era essenziale la presenza di Philippa alla guida dello sviluppo della storia, perché conosceva i dettagli di questo mondo. Con la sua guida siamo stati in grado di dare forma a questa storia e progettare ogni personaggio con il background che ne informava l’aspetto. Questo è stato il processo di adattamento della storia alle immagini.”
Philippa Boyens: “Devo dire che l’animazione è stata un processo di apprendimento per me: devi affidarti molto più al percorso rispetto a ciò che appare nelle riprese con l’azione dal vivo. Ma avevo già un’idea molto forte su un maestro visivo come Kenji Kamiyama, di conseguenza ero fiduciosa del fatto che quel mondo si sarebbe realizzato. Di certo non immaginavo un risultato così straordinario. Questo è il bello di lavorare con un grande regista. La sua immaginazione supera sempre la tua, il che è una buona cosa, penso. Una delle cose interessanti nella creazione di questo film è che la forma è venuta prima: cioè il suggerimento di fare un anime de “Il Signore degli Anelli” mi ha fatto pensare a questa particolare storia. Non si è trattato di dire ‘abbiamo la storia, in quale forma di animazione la racconteremo?’. La storia dei Rohirrim sembrava intrinsecamente giusta per quella grande tradizione cinematografica giapponese che è l’anime.”
Joseph Chou: “L’anime in realtà non è una cosa certa e specifica. Tutto può diventare anime, quindi non mi sono soffermato sulla possibilità o meno che questo progetto potesse diventare un anime. La sfida non era solo quella di fare animazione, ma di fare qualcosa che fosse fedele a questo universo. Per farlo, avevamo bisogno di tantissimi animatori e risorse. È stato un compito monumentale riunire un numero sufficiente di animatori per affrontare questa sfida. Penso che abbiamo lavorato con più di 60 aziende di tutto il mondo. L’idea geniale che ha avuto Kenji Kamiyama è stata quella di utilizzare il motion capture, modelli altamente dettagliati e animazione disegnata a mano: questo ci ha permesso di avere, ad esempio, 2000 cavalli che corrono in una scena.”
Ci parli della complessità dell’animazione per un regista?
Kenji Kamiyama: “Penso che l’anime siano un mezzo fantastico per provare a rappresentare generi come il fantasy e la fantascienza, perché sono già un mondo immaginario. Quando si entra nell’animazione, c’è un accordo tacito col pubblico sul fatto che si tratta di una finzione, di qualcosa di disegnato e immaginato. Ed è anche molto facile espandere il punto in cui ci si trova. Certo, abbiamo considerato le difficoltà di provare a creare anime con tutti i tipi di personaggi e creature sullo schermo allo stesso tempo, di contro abbiamo avuto la possibilità di rappresentare il mondo del fantasy e della fantascienza in modo più libero. Il pericolo, nel tentativo di adattarvi un titolo come Il Signore degli Anelli, è che una volta che si opta per il fantasy in termini di design visivo, si può andare troppo oltre e perdere il senso della realtà. Un’altra sfida è quella di rimanere coerenti con i film precedenti. Quindi, c’è un senso di realtà che deve essere mantenuto, mentre si cerca di costruire una storia fantasy. In termini di produzione cinematografica, bisogna essere consapevoli dell’angolazione della telecamera, del tipo di obiettivo che si usa in ogni ripresa così come dell’entità dell’esposizione, dell’illuminazione e dei movimenti realistici della telecamera. L’illuminazione è diversa rispetto a un semplice disegno piatto.”
Alla scoperta della storia attraverso il personaggio senza nome che è diventato Héra…
Philippa Boyens: “Una delle cose che ci ha subito attratto nella storia in Appendice è stata la presenza di questa figlia senza nome, che devo dire come sceneggiatrice donna, ho trovato davvero affascinante e interessante. È un personaggio centrale nel conflitto; tuttavia rimane senza nome. Ora, non penso che il professor Tolkien volesse in qualche modo scartarla, semplicemente penso che non sia riuscito a raccontare quella parte della storia. Così, abbiamo avuto noi la possibilità di farlo. E da subito, considerando il coinvolgimento della ragazza in questo conflitto, in cui è fondamentalmente il punto di contesa in questa lotta di potere – perché chi sposerà potrebbe avere serie implicazioni su chi finirà per governare Rohan – si inizia a capire che era una pedina. Quale ruolo aveva, o avrebbe potuto avere?. Volevamo restare fedeli agli elementi della storia a cui il professor Tolkien avrebbe potuto ricorrere se avesse ampliato questo personaggio, che, tra l’altro, Fran Walsh ha chiamato Héra (in onore della straordinaria attrice islandese, Héra Hilmar), perché avendo Helm due figli – Háma e Haleth – era chiaro che anche la ragazza doveva avere un nome che iniziava con la H. E una volta entrati nella storia abbiamo iniziato a pensare: e se avesse avuto una relazione personale con il figlio di Freca, che è il giovane lord che le chiede la mano? Non appena abbiamo iniziato a giocare con quel pezzo di narrazione, ipotizzando che fossero stati amici quando erano più giovani, la storia ha iniziato a sbocciare.”
Cosa dovrà aspettarsi il pubblico alla visione de “Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim”?
Kenji Kamiyama: “È iniziato con un viaggio verso l’ignoto, con tanta incertezza, ma ora che siamo prossimi all’uscita, è davvero un risultato incredibile. Spero che il pubblico apprezzi ciò che l’anime/animazione giapponese porta in tavola, che è un po’ diverso dalle altre forme di animazione, un film drammatizzato, per un pubblico generale, tutti, adulti, non solo giovani.”
Philippa Boyens: “Penso che i fan de Il Signore degli Anelli si aspettino qualcosa nella grande tradizione dei migliori film in live action. Inoltre, potranno apprezzare alcuni Easter egg, che non vedo l’ora che vengano scoperti.”
Joseph Chou: “Quando abbiamo realizzato questo film, eravamo molto consapevoli del fatto che eravamo parte della trilogia di Peter Jackson dei film “Il Signore degli Anelli”: stavamo arrivando come un prequel di quei capitoli. E non solo, abbiamo fatto del nostro meglio per cercare di rimanere fedeli al testo scritto da Tolkien. Anche per quanto riguarda il design, c’è stata una stretta collaborazione con la Weta, che ha realizzato tutti i design, e anche con il direttore artistico, Daniel Falconer, che ha lavorato a tutti e sei i film. Ha lavorato con noi per assicurarsi che rimanessimo coerenti. Quando vedete armature, vestiti o edifici nella nostra animazione, fondamentalmente ci siamo ispirati a come apparivano in “Due torri”, e come sarebbero apparsi un paio di centinaia di anni prima. Anche questo, è frutto della stretta collaborazione con il team di Peter Jackson e la Weta, il che è stato davvero un onore. E quindi, speriamo che i fan dei film lo apprezzeranno, che anche i fan dei romanzi vengano a goderselo, che in generale i cinefili lo apprezzeranno e che tutti lo riconosceranno come parte del mondo de Il Signore degli Anelli. Abbiamo cercato di rispettare al massimo il materiale originale e i film, e speriamo che venga gradito e riconosciuto.”
Un’esperienza cinematografica da non perdere
Prodotto da New Line Cinema e Warner Bros Animation, La Guerra dei Rohirrim è un appuntamento imperdibile per i fan della Terra di Mezzo e per chiunque apprezzi storie di grande respiro. Il lungometraggio arriverà nelle sale italiane il 1 gennaio 2025, promettendo di inaugurare il nuovo anno con una straordinaria avventura animata.
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