La Signora Harris va a Parigi: la fiaba moderna che rende omaggio a Dior, speciale costumi di scena
La Signora Harris va a Parigi film – E’ l’incantevole storia di una comune donna delle pulizie britannica il cui sogno di possedere un abito firmato Christian Dior la porta a vivere una straordinaria avventura a Parigi. Nella Londra che ha da poco superato la Seconda Guerra Mondiale, Ada Harris (l’attrice nominata per il Premio Oscar Lesley Manville) si guadagna da vivere pulendo appartamenti.
La Signora Harris va a Parigi film: il trailer ufficiale
Conduce una vita solitaria da quando l’adorato marito Eddie è venuto a mancare durante il conflitto, ma non è il tipo che si piange addosso per le proprie sfortune o si lamenta per le difficili condizioni di vita. Tuttavia, quando la pragmatica Ada nota un adorabile abito Christian Dior appeso nella camera da letto di un ricco cliente, rimane sorpresa dall’aver provato un travolgente impeto di desiderio. Possedere qualcosa di così etereo, così bello, una vera opera d’arte, può veramente cambiare la vita di una persona.
Con qualche lavoretto extra e risparmiando il più possibile, fino a tentare la fortuna ai cavalli, Ada può finalmente permettersi di pagare un vestito Dior. Saluta i suoi amici più cari, Vi (Ellen Thomas) e Archie (Jason Isaacs), e parte alla volta di Parigi per visitare la prestigiosa casa di moda e realizzare i suoi sogni. Già dal suo arrivo, Ada s’imbatte in una serie di sorprendenti eventi, non ultimo l’incontro con l’ostile Madame Colbert (l’interprete nominata per il Premio Oscar Isabelle Huppert), che non concepisce l’idea che una comune donna del popolo possa indossare un abito d’alta moda.
Nonostante qualsiasi ostacolo si presenti, Ada rifiuta l’idea di lasciare Parigi senza il suo abito. La sua incrollabile fiducia affascina l’idealista contabile che lavora da Dior, André (Lucas Bravo), la gentile modella Natasha (Alba Baptista) e l’aristocratico Marchese di Chassagne (Lambert Wilson), il più ambito scapolo di Parigi. Ada presto inizierà a realizzare che la scelta di cambiare la propria vita avrà un impatto anche su quelle delle persone che la circondano. Potrebbe addirittura aiutare a garantire la sopravvivenza della stessa Casa di Moda.
Con l’adattamento cinematografico del romanzo scritto da Paul Gallico nel 1958, Mrs. ’Arris Goes to Paris, il regista e autore Anthony Fabian mette in scena una fiaba moderna e positiva sulla volontà di realizzare i propri sogni, sul valore dell’amicizia e sull’importanza di rimanere fedeli a sé stessi.
Gli autori hanno creato una partnership collaborativa con Dior, data l’importanza che la storica casa di moda ha durante le vicende raccontate. Peraltro è stato interessante scoprire che La Signora Harris va a Parigi è il primo film per il cinema che si focalizza su Dior in uno dei momenti più importanti della sua storia, alla metà del secolo scorso.
“Il film parla di Dior. Dior è in ogni scena, è un protagonista. Non vediamo molto Christian Dior, ma è chiaro il ruolo che il brand ha durante tutta l’opera.”
Ricostruire l’Atelier Dior
La Signora Harris va a Parigi è stato girato fra Budapest e Londra nel 2020 con alcune riprese aggiuntive organizzate a Parigi agli inizi del 2021. Per assicurare al film un look fedele al momento storico in cui è ambientato, Fabian è riuscito a coinvolgere la scenografa vincitore del Premio Oscar Luciana Arrighi. Oltre alla sua memorabile esperienza cinematografica, Arrighi ha anche lavorato per Yves Saint Laurent negli anni ’60 a Parigi, portando quindi una conoscenza unica di quello che era il mondo della moda in quegli anni.
Le idee sviluppate per i set principali del film – dal modesto appartamento seminterrato di Mrs. Harris a Londra alle residenze dei suoi vari datori di lavoro, come tutti i luoghi che visita durante la sua permanenza a Parigi – hanno portato Fabian e Arrighi a lavorare su due immaginari completamente distinti per ogni città, ognuna con la propria specifica estetica. Londra nel dopo guerra è cupa, con colori che spaziano dal grigio al verde e al marrone, mentre Parigi è più seducente e audace, con toni crema, neri e blu.
Una delle principali priorità di Arrighi era ricreare l’Atelier Dior nel 1957 nella maniera più fedele. Dior ha fornito tutta la documentazione possibile sull’edificio che si trova a Avenue de Montaigne 30. Arrighi e la sua squadra hanno ricreato la grande scala centrale, il salone principale e i camerini negli ambienti a disposizione a Budapest. Gestire tutto nello stesso spazio ha permesso agli attori di muoversi esattamente come coloro che frequentavano la Casa di Moda all’epoca. Inoltre, Dior ha fornito alcuni dei mobili e degli accessori che venivano usati all’epoca.
Architettura e interni sono stati realizzati con un’attenzione maniacale da parte degli autori e della stesso brand. “Tutto è stato fatto per essere fedele all’identità Dior e non è stato facile,” racconta Arrighi. “Non abbiamo voluto inventare nulla, essendo un ambiente così conosciuto nel mondo della moda. Sapevamo di avere gli occhi addosso di molti Parigini che avevano vissuto in quegli anni.”
La Signora Harris va a Parigi: i costumi di scena incontrano l’Alta Moda
“La moda è tutto per me,” sono le celebri parole scritte da Christian Dior nelle sue memorie.
Stilista iconico, mancato a soli 52 anni per un fatale attacco cardiaco durante una vacanza in Italia nell’ottobre 1957, è stato negli ultimi dieci anni della sua carriera professionale la persona che ha ridefinito il concetto di alta moda. La sua prima collezione, lanciata il 12 febbraio 1947 al numero 30 di Avenue de Montaigne, presentava quello che sarebbe divenuto il suo pezzo più iconico, la giacca Bar. Definita da Vogue una “meraviglia architettonica,” la giacca era composta da una seta color avorio abbinata a una gonna nera Corolle.
Il risultato fu straordinario e le donne più conosciute al mondo affollarono l’atelier per poter indossare quello che fu chiamato il New Look, con queste lunghe gonne chiuse sul girovita. All’epoca si era soliti dire che Dior aveva vestito tutte le persone che contavano: la Principessa Margaret, Eva Perón, Ava Gardner, Marlene Dietrich, Rita Hayworth e tante altre.
Per creare i costumi, gli autori del film avevano bisogno di una delle professioniste più conosciute come la tre volte vincitrice del Premio Oscar Jenny Beavan.
“Ho sempre saputo che questo film sarebbe stato il sogno di qualsiasi costumista, per cui mi sono sentito nelle condizioni di poter puntare in alto nella selezione,” spiega Fabian. “Jenny Beavan è senza dubbio una delle migliori costumiste britanniche. La sua attenzione al dettaglio è sbalorditiva. Lavora molto d’istinto e ha un approccio unico nella gestione del colore.”
Il periodo era perfetto. Beavan aveva appena concluso il lavoro sulla complessa produzione Disney Crudelia – Cruella, (per cui ha vinto il suo terzo Premio Oscar) a sua volta ambientato nel mondo della moda.
“Ho sempre pensato che il personaggio di Emma Thompson, la Baronessa, in Crudelia – Cruella fosse senza dubbio influenzata da Dior, e il destino beffardo mi ha portato su La Signora Harris va a Parigi,” racconta Beavan. “Ho provato un grande interesse per Dior, ho letto molto, ho studiato la sua vita e la sua straordinaria relazione con le modelle. Ci sono ore e ore di video sulle sfilate su Youtube, materiale meraviglioso in cui queste giovani ragazze raccontano cosa voglia dire lavorare nella moda in quegli anni. Me le sono gustate con grande piacere.”
Beavan ha potuto lavorare direttamente con la casa di moda, avendo accesso agli archivi storici, che contengono fra i numerosi reperti, bozzetti originali e diari, come modellini per i vestiti. “È stato affascinante, a dir poco,” ricorda Beavan parlando della sua esperienza negli archivi. “Hanno tirato fuori informazioni meravigliose, riempiendomi di stimoli, consapevoli che parlavamo la stessa lingua.”
Chiaramente, quando il pubblico incontra per la prima volta Ada, non ha mai sentito parlare di Christian Dior. È una donna inglese di umili origini, una lavoratrice con un guardaroba limitato a vestiti pratici con motivi floreali, che comunque non rinuncia a curare la propria immagine.
Non essendo una donna che può permettersi spese per negozi, l’irrefrenabile desiderio di possedere un abito Dior è una totale rivoluzione. Per la scena in cui si scatena la sua ossessione è stato scelto un pezzo Dior che ha l’enigmatica caratteristica di non essere indossato da nessuno.
“Un abito normalmente è portato alla vita da chi lo indossa, con le sue forme e il suo linguaggio del corpo,” spiega Beavan. “Questo vestito invece non prende vita. Mrs. Harris, naturalmente tendente a motivi floreali, ha una reazione inattesa alla vista di questo abito. È molto diverso da tutto quello che abbia mai visto nella sua vita.”
L’ambizione di Ada trova un ostacolo quando si presenta all’atelier con una borsa piena di denaro in contanti, fra i raffinati impiegati e la clientela snob dello stilista, inclusa Madame Colbert. Mrs. Harris appare come un extraterrestre.
“Tutte le donne sono vestite in nero con abiti Dior,” spiega Beavan. “Hanno una figura molto severa, ma sono veramente meravigliose.”
Dior ha prestato per il film cinque abiti provenienti dalla sua collezione storica, mentre il compito di Beavan e la sua squadra è stato di ricreare tutti gli altri pezzi presenti nel film. Per questo ambizioso obiettivo, Beavan si è avvalsa del prezioso aiuto di due costumisti londinesi come John Bright, con cui ha lavorato in passato per le produzioni ambientate nei primi del Novecento della Merchant Ivory Productions e con Jane Law, con cui aveva già collaborato su Crudelia – Cruella.
La sfilata di moda
Uno degli impegni maggiori che la produzione ha dovuto affrontare è senza dubbio stato la messa in scena della sfilata di moda a cui Mrs. Harris partecipa come ospite invitata dal Marquis de Chassagne. La donna rimane estasiata dalla parata di splendidi abiti, uno più bello dell’altro. Tutti i pezzi presentati sullo schermo durante la scena sono reali modelli firmati Christian Dior, eccetto “Temptation” e “Venus,” che Beavan ha disegnato nel pieno rispetto dell’estetica della casa di moda. Tutti sono stati ricreati fedelmente da Bright e Law.
“Sono entrambi due professionisti,” spiega Beavan parlando dei propri collaboratori. “Adorano Dior. Abbiamo fatto un grande lavoro per trovare i giusti tessuti, nella quantità corretta, perché notoriamente i suoi abiti erano più pesanti della media. All’epoca servivano vestiti più spessi perché non era sempre presente il riscaldamento negli ambienti e le signore che li indossavano dovevano comunque rimanere al caldo. Fra le cose che abbiamo curato c’è stata anche la gestione del colore, per cui è stata necessaria una tintura per individuare la giusta intensità che peraltro dovevamo desumere da vecchie fotografie.”
Trovare la corretta quantità è stata un’impresa inattesa, dal punto di vista del regista Fabian.
“Fra le caratteristiche del New Look proposta da Dior c’era l’uso abbondante dei tessuti. Ogni volta che trovavamo a confrontarci con Jenny si rappresentava il problema che non era mai abbastanza l’approvvigionamento messo a disposizione. Parte del successo di Dior all’epoca dipese anche dall’esplosione di lusso che portava in un’Europa appena uscita dalla guerra.”
Per i due abiti della collezione che Mrs. Harris apprezza maggiormente, “Temptation” e “Venus,” Beavan si è ispirata a un’elegante vestito conosciuto come Dior Diablotine, un pezzo serale che Dior ha disegnato per la prima supermodella al mondo, Victoire Doutreleau. L’altro è invece un modello senza spalline che scende giù con un movimento asimmetrico, caratterizzato da un vivace verde e ispirato all’abito Miss Dior. Dior aveva anche lanciato un altro abito senza spalline chiamato “Venus” nella collezione 1949–50, ma il colore tendeva più all’argento e al perla.
“Spesso giocava con le stoffe ottenendo risultati straordinari,” spiega Beavan. “È stata una terribile preoccupazione dover onorare Dior, riuscendo a soddisfare l’attuale team creativo con i miei lavori.”
Alba Baptista ha vissuto una certa trepidazione quando è arrivato il momento di girare la sequenza della sfilata di moda, e perciò ha deciso di studiare il materiale d’archivio disponibile per prepararsi alle scene.
“Ho fatto attenzione ai dettagli delle modelle, dal linguaggio del corpo, alla postura, fino alle pose,” spiega. “Mi sono preparata con un coreografo, e grazie alle mie ricerche ho fatto il possibile per creare il personaggio di Natasha anche nel modo in cui muove le mani, i piedi, i fianchi. Le indossatrici degli anni ’50 si muovevano in modo totalmente diverso da oggi.”
C’è anche una profonda differenza che emerge in Mrs. Harris dopo la sfilata di moda. Anche se la sua prima intenzione è di acquistare Temptation, viene informata che l’abito è già stato richiesto da un’altra cliente. Allora sceglie Venus, ma è informata che dovrà rimanere a Parigi per più tempo del previsto in attesa che l’abito sia pronto. Il suo problema è che non ha portato abbastanza abiti per rimanere così a lungo: solo quando riuscirà ad usufruire della cortesia di Andrè, avrà anche accesso ai vestiti nell’armadio della sorella.
Da vedere perché
La conclusione delle vicende di Ada, segnate da una nota piena di speranza, danno al film le caratteristiche di una lettura moderna e fresca di Cenerentola, con le vicende di una donna dalle umili origini che trova un senso nella propria vita. Grazie al duro lavoro e alla tenacia, riesce a trasformare la propria vita.
È la storia di una donna che lotta per raggiungere il proprio sogno, ma invece di sposare un principe, si compra un abito. Il film rappresenta un ritorno all’amore, a quei valori vecchio stampo. Questo film è una voce di speranza. Un piccolo raggio di luce.
Credit image by Press office – photo by Dávid Lukács / © 2021 Ada Films Ltd – Harris Squared Kft