Max Mara collezione Resort 2019: l’audacia dell’arte e la ricerca dell’armonia, la sfilata
Max Mara ha sfilato con la collezione Resort 2019 a Reggio Emilia presso la Collezione Maramotti, la collezione privata di opere d’arte contemporanea della famiglia Maramotti, aperta al pubblico dal 2007 e situata nell’edificio in via Fratelli Cervi 66, che fu la prima sede Max Mara negli anni 60.
La sfilata si è svolta all’interno di uno dei saloni principali dove per la prima volta le opere d’arte della Collezione Maramotti, hanno fatto da cornice. Cento ospiti internazionali hanno partecipato allo show, a cui ha fatto seguito una cena sempre in Collezione Maramotti ed un after party che si è tenuto presso The Craftman, un originale jazz club che ha aperto i battenti nel dicembre del 2017, dove si è svolta la performance della cantante Denise Den ed il DJ set di Johnny Dynell che ha curato anche le musiche della sfilata.
Special guest nel front row della sfilata in abiti e outfit Max Mara: Alexandra Shipp, prossima vincitrice del Women In Film Max Mara Face of the Future Award 2018, che riceverà il premio a Los Angeles il 13 giugno, e ancora Molly Chiang, Shini Park, Bryan Boy, Aimee Song, Pamela Golbin, JJ Martin, Diala Makki, Helen Nonini, Alba Galocha, Micol Sabbadini, che ha indossato la capsule Weekend Max Mara “Aegean Sun” da lei disegnata insieme al brand Weekend.
Una ricerca di equilibrio e armonia, l’innovazione che rispetta la storia; le caratteristiche della tradizione
artistica italiana hanno definito anche la cultura della moda del Bel Paese. Il fondatore di Max Mara comprese appieno entrambe e sia nell’arte che nella moda il suo istinto infallibile lo condusse ai nomi che avrebbero dato origine ai più grandi movimenti innovativi.
Max Mara Resort 2019 guarda alla Collezione Maramotti, in particolare alle prime acquisizioni di opere del gruppo di artisti dell’avanguardia che operavano a Milano, Roma e Torino: Burri, Fontana, Manzoni, Novelli, Twombly, Kounellis, PasCALI, Calzolari, Anselmo. Le loro gesta audaci, l’autenticità dei materiali, l’energia latente, la poesia e i simboli potenti ispirano una visione della modernità che è tattile, destrutturata e grezza.
Una tavolozza che mette in luce i materiali nei colori della natura. Écru, bianco zinco, grigio cemento, juta, blu notte, nero carbone; paradossalmente le tonalità dei materiali prediletti da quei pionieri protoconcettuali, si adattano perfettamente alle fibre nobili di Max Mara: un abito di alta sartoria in una squisita fusione di cammello e seta – nella sfumatura fedele alle tele grezze – porta il lusso a un nuovo livello di pertinenza.
Non si tratta, però, solo di tonalità neutre; se si osserva ‘Dizzy’ di Novelli si notano pigmenti gessosi: blu oltremare, verde veronese, giallo limone e cadmio polvere chiaro. Max Mara li mescola in combinazioni pittoriche che evocano il fervore della primavera.
C’è una nuova enfasi sulla texture; la collezione si caratterizza per patchwork e plissè increspati come ‘Achrome’ di Manzoni, ruches scultoree come ‘Ferro’ di Burri, e l’importante opera di Arte Povera ‘Torsione’ di Anselmo ispira i cordoncini sinuosi, i nodi e le trecce.
Twombly, Novelli e Kounellis erano affascinati dal potere dei caratteri di stampa. Separate dal loro significato letterale, le lettere si trasformano in eleganti movimenti di danza sulla superficie delle tele e diventano la perfetta ispirazione per una serie di stampe calligrafiche.
Max Mara pone l’outerwear su un piedistallo. Ecco il nuovo double face in puro cammello, volumi ispirati alla cappa e cappotti reversibili: cashmere da un lato e nylon dall’altro. La combinazione più innovativa: organza di seta magistralmente confezionata in un cappotto maschile imbottito in cammello, i cui strati di trasparenza evocano la tela delicatamente stratificata di ‘Sacco e Rosso’ di Burri.