Monica Venezia 2022: le dinamiche dell’abbandono e le sue conseguenze, il film di Andrea Pallaoro
Monica Venezia 2022 – E’ stato presentato al Festival del Cinema di Venezia il nuovo film di Andrea Pallaoro, scritto da Andrea Pallaoro e Orlando Tirado, con protagonisti Trace Lysett, Patricia Clarkson Emily Browning, Joshua Close ed Adriana Barraza.
Monica Venezia 2022: la trama
Monica torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando sua madre e il resto della sua famiglia, da cui si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato. Il ritratto intimo di una donna che esplora i temi universali dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono.
Come racconta Andrea Pallaoro: “Monica è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con il mio film precedente, Hannah, e prosegue la mia riflessione sulle dinamiche dell’abbandono e le sue conseguenze. Se però Hannah scivolava in una spirale sempre più straziante, vittima di un crollo emotivo e psicologico in cui a poco a poco perde la consapevolezza di sé stessa e della sua identità, in Monica assistiamo a un processo in qualche modo inverso, che fa della protagonista un’autentica eroina moderna, capace di perdonare e rialzarsi, facendo i conti con i traumi e le ferite del proprio passato.
Come sempre nel mio cinema, anche i personaggi di questo film sono un insieme di diverse parti di me, oltre che di varie persone care, e riflettono, anche se spesso indirettamente, alcune pagine della mia esperienza personale che hanno a che fare a loro volta con il rifiuto, l’abbandono, la vergogna e l’accettazione. In particolare, devo molto a un’amica, legata al mio primo arrivo a Los Angeles vent’anni fa.
Monica è un tributo a lei, che ha indubbiamente ispirato parte di questa “esplorazione” e a mia madre: il confronto con la sua malattia, in questi ultimi anni, ha avuto un ruolo determinante, anche se indiretto, sull’elaborazione del film.
Ogni scelta – narrativa, formale o estetica – di Monica esprime la volontà di difendere un rapporto con lo spettatore fondato non sull’imposizione di risposte, spiegazioni, chiavi di lettura, ma sulla libertà della singola interpretazione. La storia della nostra protagonista è raccontata attraverso gesti e sfumature, cercando di restituire la complessità del suo mondo interiore, e chiedendo a ogni spettatore di elaborare un proprio pensiero personale, un’interpretazione intima e individuale.
Dalla composizione delle inquadrature al controllo delle linee e del colore, dal montaggio essenziale al ruolo esclusivamente diegetico del suono e della colonna sonora, tutto in Monica è pensato per aderire al mondo di questa donna, e allo stesso tempo alla percezione che lei ha del mondo che la circonda; in particolare, con la direttrice della fotografia Kate Arizmendi abbiamo immaginato sin da subito una aspect ratio quasi quadrata (1.2:1), che esaltasse il soggetto rispetto al paesaggio, enfatizzando così il senso di co-dipendenza e di soffocamento di due o più corpi all’interno della singola inquadratura.
Viviamo in un momento storico particolarmente allarmante, in cui si arrivano a mettere in discussione anche diritti fondamentali che diamo (o meglio: davamo) per acquisiti per sempre. Fermo restando che questo film non nasce da un impulso politico, né vuole essere un manifesto, spero che l’esplorazione del mondo interiore di Monica contribuisca, nel suo piccolo, ad abbattere i muri della paura e dell’ignoranza e a diffondere una maggiore consapevolezza.”