Schiaparelli Haute Couture primavera estate 2021 – Ricami delicati, fragili come pizzi, gonne fatte da metri di seta abiti graziosi da una fiaba: quello che la parola “couture” evoca nell’immaginario popolare. Una visione immutata dagli anni ’50.

Ma chi dice che la couture debba essere così? Nella sua terza collezione per Schiaparelli, Daniel Roseberry ha voluto sfidare l’idea di ciò che la couture dovrebbe essere, con abiti che rispettano la tradizione di questa maison e dell’arte che c’è dietro, senza cliché associati al genere.

Schiaparelli Haute Couture primavera estate 2021: il Fashion Digital Show

“Voglio creare una casa di couture alternativa. Qui la fantasia non è applicata ad abiti da principessa o a capi educati. Qui la fantasia è dentro. Sono abiti che ti rendono consapevole del tuo corpo, che ti fanno pensare a come ti muovi nel mondo. Anche Elsa Schiaparelli creava abiti che torcevano il corpo, però incoraggiando un’esplorazione infantile, non nevrotica, della forma umana. I suoi erano indumenti per celebrare la gioia di pavoneggiarsi, la gioia di mostrarsi” commenta Daniel Roseberry.

La collezione scarta le solite silhouette della couture. Prende pezzi che non “dovrebbero” essere mostrati in questo contesto. I pantaloni, un bomber, per invitare le persone a vederli in modo nuovo. Anche le tecniche sono inaspettate: i pantaloni di pelle blouson hanno un elastico in vita, il denim del jeans color crema è re-immaginato in seta duchesse delavé e double face, impreziosito da lucchetti dorati pendenti. I tessuti sono altrettanto dirompenti: insieme al faille di seta, alla pelle stampata e a un croccante taffettà, c’è anche il velluto di seta legato al neoprene e l’abito a colonna drappeggiato da un sinuoso jersey di seta elastico.

Eppure, per quanto irriverente possa sembrare, tutto questo segue l’eredità della casa e della sua fondatrice. Elsa era una grande tecnica, amava i materiali e soprattutto le innovazioni. È stata la prima couturière a utilizzare tessuti sintetici; è stata la prima a incorporare cerniere di plastica nel suo lavoro. La sua ambizione era quella di sperimentare, di essere disobbediente, in tutto: fabbricazione, forma, colore, iconografia.

“Abbiamo fatto riferimento a molti dei codici e dei look che ha inventato, sia direttamente che indirettamente. La nostra mantella di lana intrecciata, tempestata da migliaia di perline d’oro, evoca il suo modello del 1938, con cappuccio ricamato a forma di capelli. Vedrete anche il suo caratteristico lucchetto, trasformato in una minaudière. Il segno del metro, in una fascia che crea uno strascico in faille di seta” prosegue Daniel Roseberry.

Un atelier di couture può decorare in modo unico, e questi pezzi sono esempi abbaglianti dell’arte del ricamo. In questa collezione il ricamo è trattato come una decorazione, quasi come un gioiello, la mano dell’artigiano che l’ha fatto è inconfondibile. Questa collezione è un omaggio sia alla magia che al lavoro che c’è dietro la magia stessa.