The Batman recensione – E’ uscito nelle sale cinematografiche italiane “The Batman” di Matt Reeves, con un Robert Pattinson eccezionale nel doppio ruolo del vigilante di Gotham City e del suo alter ego, il solitario miliardario Bruce Wayne. The Batman è sia un film d’azione epico e adrenalinico su vasta scala visiva, sia un’esplorazione cruda, tagliente ed emotiva nel contorto funzionamento della mente, il tutto ambientato all’interno di una città iconica sull’orlo del baratro.

The Batman: il trailer ufficiale

Nella Gotham di Reeves, la paura è uno strumento e, se usata correttamente, basta poco altro per fermare le azioni dei malintenzionati o per spingere i timorosi ad agire. Nelle mani di un brillante investigatore con il gusto della vendetta e poco per cui vivere, qualcosa di semplice come una maschera può essere terrificante.

Bruce Wayne ha passato più o meno l’ultimo anno della sua vita a perlustrare di notte le strade infestate di criminalità di Gotham, individuando e scegliendo le sue piccole battaglie uscendone solitamente vincitore spesso solo con l’aiuto di quel segnale che brilla nel cielo. Ma dopotutto è solo un uomo, e il crimine in ogni suo genere, è ovunque. In una notte come Halloween, per esempio, quando tutti i malintenzionati si travestono per uccidere, non sai mai chi c’è in agguato, o dietro la maschera o quali stratagemmi potrebbero escogitare.

Scritta con Peter Craig, la sceneggiatura di Reeves rimane nell’ambito del filmdom DC, ma non è collegata agli ambiti esplorati in precedenza (o futuri) all’interno del Multiverso, e inizia quando Bruce Wayne riveste i panni di Batman da poco più di un anno. Reeves riparte dalle prime storie di Bob Kane e Bill Finger in cui Batman risolveva i crimini come mezzo per descrivere Gotham come un luogo incredibilmente corrotto.

Quindi Batman torna ad interagire e a combattere con l’Enigmista, un serial killer che prende di mira i cosiddetti pilastri della società. E sulla scia degli omicidi, attraverso le scene del crimine e gli indizi che lascia dietro di sé diretti a Batman, l’Enigmista rivela la verità su questi individui. In tal modo, il percorso di Batman per risolvere il caso serve anche a svelargli la storia della corruzione a Gotham. E poiché gli indizi sono indirizzati a lui, diventa un affare personale che lo colpisce nel profondo.

Il regista aveva anche una vasta galleria di furfanti a cui attingere, e non ha lesinato: Colin Farrell è irriconoscibile nell’iterazione di Reeves del personaggio del crimine Oz Cobblepot prima che abbracci completamente il suo alias più noto, il Pinguino, e John Turturro è il suo capo, il signore del crimine Carmine Falcone. Reeves ha anche scelto un’altra favorita dai fan, Selina Kyle, alias Catwoman, che potrebbe essere o meno dalla parte del “giusto”, ma che si trova spesso al fianco di Batman nel film.

Il costume di Batman

Il costume di Batman, Batsuit, è un’armatura protettiva da lui stesso realizzata. Bruce Wayne ha combinato tessuti tecnici e placche antiproiettile per dare al suo alter ego vigilante una formidabile difesa tattica contro i criminali. Con questa armatura, ha creato una silhouette intimidatoria tra le ombre di Gotham City.

Il costume di Batman è stato disegnato dal capo concept artist del Batsuit, Glyn Dillon, e dal supervisore dei costumi Dave Crossman. Ispirato alle vecchie tute a pressione sovietiche, sembra fatto a mano, con cuciture visibili ed evidenti segni di battaglia. Ogni parte della tuta ha una propria utilità, dal guanto che nasconde l’iconica pisola lancia rampini, al disegno del pipistrello che risulta essere un coltello chiudibile Glauca magnetizzato. E a differenza dei suoi predecessori, questo costume non è ingombrante con spalle esagerate e una potente definizione muscolare. Invece, è stato progettato per non essere troppo evidente e come abito per un uomo più magro, un combattente di strada medio.

La sensazione del “riparare e riutilizzare” si estendeva a ogni parte del costume, dal cappuccio – fatto di gomma che doveva sembrare pelle, che è stato cucito e ricucito a mano in modo evidente – alla cintura multiuso, con le sacche porta munizioni simili a quelle della polizia. “Lo stesso è valso per gli stivali”, osserva Dillon. “Non sono da supereroe elaborati; sono stivali dell’esercito austriaco, su cui Bruce ha realizzato una copertura personalizzata per proteggersi le gambe”.

I vambrace di Batman, o guanti d’arme, sono in parte ispirati alla pistola nascosta nella manica corta che il Travis Bickle di Robert De Niro indossa in “Taxi Driver”. Ancora una volta, si fa riferimento alla tecnologia fai da te. “Doveva sembrare che Bruce avesse usato oggetti trovati”, dice Dillon, “e che ha personalizzato, come il manico di un coltello o parte di una lavatrice. I vambraces sono basati sul bō shuriken, un’antica arma da lancio giapponese, ma nel caso di Batman sono arpioni, che può usare anche per respingere dei coltelli, e così via”.

The Batman recensione: lo speciale costumi di scena

Tra i principali collaboratori dei realizzatori di The Batman c’è la costumista Jaqueline Durran, che si è subito appassionata alla sensibilità estetica di Reeves per il film.

“La cosa interessante di questo film per me è stata la visione di Matt Reeves”, dice la Durran. “Non voleva fosse un film retrò; ha una tecnologia moderna ed è ambientato nel mondo moderno. Ma è ambientato a Gotham, quindi mi dovevo adeguare a quelle idee e renderle contemporanee. Il riferimento ai fumetti più significativo per me è stato Batman: Anno Uno, che ha costituito una delle pietre miliari nella creazione dei costumi”.

“Il Pinguino ha avuto un’evoluzione interessante”, ricorda la Durran. “Non appena Colin è stato scelto, abbiamo optato per la forma del corpo protesico, che è stato realizzato negli Stati Uniti. Abbiamo cercato ispirazione dai gangster degli anni ’40 e ’80 e siamo giunti alla fusione di quei due periodi: un abito anni ’80 con influenze anni ’40, e un cappotto di pelle stile anni ’80. Abbiamo realizzato tutto tranne le scarpe e anche Colin ha avuto molte idee. L’unica cosa che abbiamo ripreso dai fumetti per il Pinguino è stato il colore viola”.

Nel creare il look per L’Enigmista, dice: “Paul Dano ha dato molti input per il suo abbigliamento: c’è stata molta evoluzione e rifiuto di alcuni elementi”, spiega. “Lui e Matt volevano le eccedenze di magazzini, dove trovare una giacca tedesca e pantaloni e stivali americani. Una delle cose determinanti è stata trovare la maschera da combattimento invernale, che ci ha permesso di entrare nel personaggio. Un altro esempio dello sforzo che è stato fatto per creare il personaggio sono stati i suoi occhiali. Gli occhiali sono molto particolari per una persona e non puoi decidere quale paio stia meglio prima di metterli sul viso di qualcuno. Abbiamo provato qualcosa come 200 paia di occhiali prima di arrivare a quello giusto. Paul in quel momento era in Australia, ed è andato da un ottico per provarli e ha inviato le foto. L’Enigmista è un ottimo esempio del concetto che funziona nella realtà”.

Anche Dano ha risposto con entusiasmo al lavoro della Durran. “Mi ha subito colpito il design del personaggio”, dice l’attore. “Il costume di Edward Nashton era molto importante per me e per la squadra, perché la dice lunga sul personaggio. E’ un uomo che potrebbe lavorare accanto alla tua scrivania in ufficio. Trovare i pantaloni color cachi giusti e la camicia botton-down era importante tanto quanto il costume dell’Enigmista. Lo stesso è valso per gli occhiali: ne abbiamo provati molti, e alla fine il paio con la montatura trasparente sembrava quello giusto. Quando li ho indossati sopra la maschera da combattimento, avevo l’aspetto di un medico scienziato, che ha funzionato”. Dano ha anche avuto un’idea per il look dell’Enigmista che prevedeva la pellicola trasparente per cucina. “Pensavo che sarebbe stato un po’ spaventoso e strano”, dice con circospezione, senza rivelare troppo. “Matt Reeves l’ha adorato; amava tutto ciò che era sconvolgente o inquietante per il personaggio”.

Per la Selina Kyle di Zoë Kravitz, Reeves afferma: “Ancora non si traveste da Catwoman né si fa chiamare Catwoman, ma se ne intravede la transizione. Solo in seguito avrà la sua Cat suit, ma non ancora”. La Durran ne era consapevole durante tutto lo sviluppo del design, osservando “Abbiamo trovato un compromesso tra un modello del mondo reale e una tuta da Catwoman a tutti gli effetti”, dice. “Doveva essere abbastanza simile alla divisa da Catwoman quando lo diventerà, quindi è stato difficile trovare quell’equilibrio. Abbiamo aggiunto degli inserti di tessuto elasticizzato per rendere la tuta aderente, ed è stato tecnicamente problematico poiché trattandosi di una tuta in pelle, non era elastica. Poi, una volta cucito il costume lo abbiamo usurato per far sembrare che lo indossasse sempre, per dargli una storia”.

Per le scene nel club in cui lavora Selina, la Durran le ha creato un costume con richiami ai fumetti di Batman: Anno Uno, con pantaloni plastificati, cintura e top corto. “Zoë era entusiasta del tessuto plastificato e lucido, quindi abbiamo cercato di accontentarla”, osserva la Durran. “Selina ha anche un cappotto che ricorda la Catsuit, sempre piuttosto malandato. La combinazione tra questi due capi era fantastica”. Ma la Durran non si è limitata a ciò. “Un altro modo che abbiamo trovato per suggerire cosa diventerà, è stato tagliare un berretto e fare delle cuciture nella parte superiore, che ‘inavvertitamente’ lo fa sembrare un po’ come le orecchie di un gatto”, dice sorridendo.

Anche per il costume da Vagabondo di Bruce Wayne, la Durran si è ispirata a Batman: Anno Uno, creando un outfit che si fonde con il background. Il risultato finale è stato un modello tra abbigliamento da lavoro e articoli militari.

“Rob voleva spingere l’aspetto dell’abbigliamento da lavoro”, dice. “Se indossi una sorta di uniforme, tendi ad essere invisibile. In particolare si è focalizzato sui lavoratori portuali di Manhattan e di come passino inosservati tra la folla. La difficoltà è stata trovare un casco che fosse appropriato per la moto che guida, e alla fine ne abbiamo trovato uno che è una via di mezzo tra un casco retrò e uno da motocross”.

Poiché il personaggio non è la versione a cui il pubblico è abituato, un’altra scena fondamentale che coinvolge Bruce Wayne nei suoi panni ha presentato una sfida diversa per la Durran: un abito da uomo. “Ci è voluto un bel po’, ma come per gli altri costumi, si trattava di rifarsi al passato e modificare”, racconta la Durran. “Siamo passati dal giapponese minimalista per la maglietta di Bruce e siamo arrivati a Saville Row per il completo e il cappotto. Sono capi di lusso ma che non danno nell’occhio. L’elemento Kurt Cobain pensato da Matt è stato davvero importante per l’aspetto del nostro Bruce Wayne; qui non sembra un playboy … è più un’anima torturata”.

In contrasto con quel look c’è Alfred, il fedele maggiordomo di Bruce Wayne. “Andy Serkis voleva che Alfred fosse ben vestito con abiti su misura, ordinato con una precisione quasi militare in ciò che indossava”, afferma la Durran. Con questo in mente, aggiunge: “Abbiamo utilizzato del mohair nero vintage per dare al suo abito un tocco anni ’60, con un collo sciallato sul gilet. Era un Savile Row molto costoso e tradizionale, in contrasto con l’abbigliamento di Bruce”.

Il cast all’occorrenza ha dato il proprio contributo per definire i costumi. John Turturro, ad esempio, ha trovato a New York un paio di occhiali da sole vintage, perfetti per Carmine Falcone. “Il problema era che non ce n’è un altro uguale al mondo!” afferma ridendo la Durran. “Avevamo bisogno di diverse copie per gli stuntmen, e quindi abbiamo riprodotto degli occhiali che corrispondevano esattamente agli originali. Il suo costume era minimalista e poco appariscente. Chi ha un certo potere spesso sceglie di passare inosservato; si mette in secondo piano e resta nell’ombra, e questo era l’approccio che volevamo seguire”.

Da vedere perchè

Il film è intriso di una sensibilità inquietante e notturna che riflette la natura più profonda di Bruce Wayne nel suo secondo anno di vigilanza per le strade di Gotham. Il Batman interpretato da Robert Pattinson è coraggio ed eroismo racchiusi in una sola persona, ma è anche solitudine e conflitto. Matt Reeves ha creato un film in cui questo eroe è guidato dal senso di vendetta, ma la sua rabbia lo farà poi diventare un simbolo di speranza.

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