“Se il Coraggio, ti è negato, va oltre il tuo Coraggio.”

Wild film 2014 recensione – Inizia così il viaggio di Cheryl Strayed, citando una frase di Emily Dickinson nel registro di viaggio del PCT, il Pacific Crest Trail, un sentiero montano che percorre tutti gli Stati Uniti, dal confine con il Messico a quello con il Canada, in un susseguirsi di paesaggi magnifici e terribili, dove la solitudine la fa da padrone.

Cheryl Strayed ha raccontato il suo viaggio in un libro dal titolo Wild, edito in Italia da Piemme ed ora diventato un film di Jean Marc Vallée, con la sceneggiatura di Nick Hornby, uno degli scrittori contemporanei più lodato dalla critica e amato dal pubblico, e l’interpretazione di Reese Witherspoon nei panni di Cheryl Strayed e di Laura Dern, come Bobby, l’amata madre di Cheryl.

Cheryl ha soli 26 anni, ma pare che nella sua vita tutto sia andato male, è bloccata in un vicolo cieco esistenziale. La madre è morta prematuramente per un tumore, il suo matrimonio è tragicamente naufragato e il rapporto con il fratello è praticamente inesistente. Nient’altro più andare male, ma non è neanche detto che le cose, è in quel momento della vita in cui devi fare qualcosa per dare una svolta alla tua vita o andare avanti e restare a guardare dove ti porta la marea.

Decide allora di lanciarsi in un’impresa a dir poco folle, soprattutto se non sia ha alcun tipo di allenamento o esperienza. Un giorno prende e parte, incominciando un viaggio a piedi di 1100 miglia, lungo il PCT, il Pacific Crest Trail, immersa nella natura selvaggia che la porterà ad oltrepassare tutti i suoi limiti.

Ma il suo non è solo un viaggio da una parte all’altra degli Usa, è un vero e propria scoperta di se, un racconto di formazione, ed è anche un viaggio di redenzione. Lungo il cammino Cheryl Strayed ha affrontato la sete, il caldo torrido, il freddo più gelido, animali pericolosi e tutte le sue paure, ha ma soprattutto ha affrontato la propria vita radicalmente ponendosi le più domande più spietate accogliendo a piene braccia l’estrema sfida di cambiare sé stessa e cercare un modo per liberarsi dal dolore e dal suo passato tormentato.

Jean Marc Vallée, Nick Hornby e Reese Whiterspoon hanno realizzato insieme una storia avvincente che si svolge nella testa Cheryl, immersa in un flusso di ricordi, paure, idee, canzoni, poesie, rabbia e stupore, mentre attraversa da sola quelle grandi distanze.

Wild parla di vita, di amore, di perdita e di famiglia. Parla di come una donna che si sentiva totalmente distrutta ha trovato un modo per ricostruire sé stessa. Dopo numerosi film sulla natura selvaggia in cui gli uomini sono i protagonisti, pensate a Into the Wild o a 127 Ore, Wild è una ventata di aria fresca che riporta l’attenzione sulla forza delle donne e la loro capacità di ricostruirsi una vita, quando questa decide di farti solo dei tiri mancini.

Insomma un po’ come succedeva in Tracks, un’altra storia vera, prima un libro e poi un film del 2014 (regia di John Curran), in cui la protagonista di un incredibile viaggio ai limiti della pazzia è Robyn Davidson che a 25 anni ha attraversato da sola il deserto centrale australiano.

Allora è un film da vedere? Sì! Assolutamente sì! E’ forte, è profondo, ti ispira e ti incoraggia a dare una svolta anche se piccola alla tua vita, ti porta a pensare:

“E se la giusta risposta fosse ‘sì’ invece di ‘no’? Se a portarmi qui siano proprio tutte le cose che ho fatto? Se non mi fossi mai riscattata, e invece lo fossi già?” — Cheryl Strayed